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FOLIGNO Thomas Merton, una spiritualitą inquieta

26 Febbraio 2018

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a cura del GRUPPO MEIC FOLIGNO

In occasione delle celebrazioni per i cinquant'anni dalla morte di Thomas Merton, Maurizio Renzini - co-fondatore e presidente dell'Associazione Thomas Merton Italia - ha recentemente pubblicato, con la casa editrice Nerbini, un libro sullo scrittore trappista americano da titolo Thomas Merton - Una spiritualità inquieta e su questo ha tenuto una conferenza l'8 febbraio scorso, presso la biblioteca Jacobilli di Foligno, organizzata nell'ambito delle iniziative culturali della sezione locale del Meic.

L'autore, un laico di formazione scientifica, ha voluto con l'opera mettere in risalto alcuni aspetti della figura di Merton, in particolare l'azione sociale, la tensione alla ricerca, alcuni aspetti intimi e le relazioni umane, rilevabili in gran parte dai suoi diari e dalla sua corrispondenza, cogliendo l'elemento conduttore nella valorizzazione della persona umana come epifania di Dio. Ha dapprima evidenziato come la sua vita sia proceduta secondo lo spirito di un viandante, un pellegrino del mondo e dell'anima proteso verso un'interiorizzazione dell'esperienza umana e come il suo itinerario monastico debba ritenersi una peregrinatio verso la stabilità nel proprio Ordine.

Un processo, quest'ultimo, non privo di inquietudine perché segnato da pause, ripensamenti, dal desiderio di altri luoghi più solitari, fino a conseguire un'apertura tendente al raggiungimento di quella ‘integrazione finale' che pone il monaco in una dimensione transculturale e partecipe delle esigenze dell'intera umanità. Con il suo interesse verso le religioni asiatiche Merton non ha rinnegato la tradizione cattolica, le ha anzi restituito un'interiorità smarrita arricchendola dei caratteri spirituali propri dell'Oriente, e ha richiamato un'antica, originaria unità dei popoli nella consapevolezza che il Logos di Dio parla in diversi modi e nelle più varie culture.

Renzini ha delineato poi l'intenso e faticoso impegno di Merton per i grandi problemi che affliggono l'umanità, in particolare la guerra e la corsa agli armamenti, ostacolato dalla censura dei superiori dell'Ordine, contrari all'impegno di un monaco in questioni di natura secolare. La sua azione mirava a sensibilizzare non solo i leader politici ma anche, e soprattutto, la comunità cristiana troppo spesso accondiscendente verso un presunto realismo politico che giustificava azioni di distruzione e di morte. Ha rivolto l'attenzione anche verso la prorompente tecnologia, che potrebbe condurre a una alienazione della persona e della collettività qualora venisse considerata un fine e non un mezzo di sviluppo. Un aspetto, questo, che Renzini esamina in una parte specifica del libro richiamando l'esigenza di sostenere un umanesimo cristiano, di non perdere l'essenza della realtà né il valore delle relazioni tra le cose e i fenomeni, e infine, di recuperare il valore del simbolo che ‘unisce uomo, natura e Dio in una sintesi viva e sacra'.

E' stata poi trattata la singolare storia d'amore tra Merton e una giovane infermiera, una vicenda tutt'altro che banale che gli permise di esaltare il valore di un nobile rapporto tra i due sessi, di uscirne arricchito come uomo e come monaco ricomponendo i disordini della sua giovinezza, di riflettere sul binomio eros/castità nel quadro di una sana dimensione etica e spirituale.

L'opera si conclude con degli studi specifici che l'autore ha svolto sul rapporto di amicizia di Merton con Giorgio La Pira e sulla corrispondenza che lo scrittore trappista tenne con alcuni studenti italiani, lasciando cogliere le sue idee su questioni sociali e politiche, la sua visione complessiva e il significato di varie sue composizioni poetiche.

L'incontro ha suscitato molto interesse in un pubblico qualificato e attento che ha offerto ulteriori contributi di riflessione con interventi focalizzati prevalentemente sulla figura monastica di Merton, sul suo coinvolgimento in problematiche ambientali e sull'azione da lui svolta contro gli armamenti nucleari nel periodo della guerra fredda.

UN PROFILO DI THOMAS MERTON

Quest'anno si celebra il cinquantenario della morte di Thomas Merton, avvenuta tragicamente a Bangkok il 10 dicembre 1968. Dopo aver tenuto la sua relazione su Marxismo e prospettive monastiche in un convegno internazionale, lo scrittore trappista si ritirò nel suo cottage e qui venne trovato, nel pomeriggio, folgorato da un ventilatore elettrico difettoso. Una morte singolare che ha posto interrogativi e lasciato avanzare congetture, connesse soprattutto al suo notevole impegno contro la guerra, in particolare quella nucleare, tale da renderlo inviso a buona parte della classe politica e della società americane del suo tempo. Un personaggio che, pur fedele all'insegnamento dei Padri e ancorato alla tradizione cristiana, è andato anche contro i canoni istituzionali della Chiesa e del monachesimo, dando un forte contributo al rinnovamento cattolico in una prospettiva ampiamente ecumenica e di apertura a tutti i problemi dell'uomo. Taluni lo ritengono un profeta del terzo millennio perché ha saputo ben leggere i segni del suo presente preconizzando condizioni rilevanti del nostro tempo. Certamente una figura poliedrica, perché Merton è stato nello stesso tempo un cercatore di Dio nella contemplazione, innovatore del ruolo del monaco nel mondo, attivista sociale, pioniere del dialogo interreligioso, scrittore, poeta e artista. La sua produzione editoriale ammonta a una sessantina di libri, cui vanno aggiunti i diari privati e le lettere pubblicati postumi rispettivamente in sette e cinque volumi.

Merton è conosciuto soprattutto per la sua opera autobiografica La montagna dalle sette balze, la storia della trasformazione interiore di un giovane irrequieto alla ricerca di sé e di Dio fino al suo ingresso in uno dei più rigorosi monasteri cistercensi degli USA: l'abbazia di Nostra Signora del Gethsemani nei pressi di Louisville nel Kentucky. Un libro dal successo mondiale, tale da diventare un classico della spiritualità del XX secolo, ma che non è certo esaustivo della figura dell'autore sia perché trattasi di un lavoro giovanile sia perché riguarda soltanto alla prima metà della sua vita. I ventisette anni della suo itinerario monastico lasciano individuare un primo periodo essenzialmente contemplativo e legato ai dettami dell'Ordine di appartenenza, con produzione di opere a carattere spirituale (L'esilio e la gloria, La montagna dalle sette balze, Che cos'è la contemplazione?, Che sono queste ferite?, Le acque di Siloe, Semi di contemplazione, Ascesa alla verità, Il segno di Giona, Nessun uomo è un'isola, Vita nel silenzio etc.), cui fece seguito una svolta derivante dalla rivelazione che Merton ebbe in un incrocio stradale di Louisville, un'epifania che lo rese partecipe della vita di tutte le persone che aveva incontrato destandolo dal sogno di separazione dal mondo. Intuì una concezione nuova del monaco, cioè colui che nel silenzio trova la condizione privilegiata per entrare nei problemi della società e che è orientato a far della contemplazione una qualità integrata dell'esistenza di ogni essere umano. In questa seconda fase permangono opere a carattere mistico e spirituale (Direzione spirituale e meditazione, Disputed Questions - ed. it. Problemi dello spirito -, La saggezza del deserto, l'uomo nuovo, Nuovi semi di contemplazione, Vita e santità, Tempo di celebrazione), ma si trovano altre ad alto contenuto sociale (Cold War Letters, La pace nell'era post-cristiana, Semi di distruzione, Diario di un testimone colpevole, Raids on the Unspeakable, Faith and Violence), poi le opere riguardanti le tradizioni religiose orientali, cui Merton rivolse un interesse particolare negli ultimi anni della sua vita (La via di Chuan Tzu, Mistici e maestri zen e Lo zen e gli uccelli rapaci), infine la postuma Contemplation in a World of Action, ove compiutamente esprime le idee sul rinnovamento monastico.