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MEIC CAGLIARI Chiesa e Vangelo, ricordando la lezione di Carlo Carretto

26 Ottobre 2010

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Venerdì 22 ottobre scorso a Cagliari, nell'Aula Magna della Facoltà Teologica della Sardegna, si è svolta l'inaugurazione pubblica dell'anno sociale 2010/11 del Meic di Cagliari con il Convegno "Carlo Carretto, memoria e risorsa per un nuovo impegno". Sono intervenuti il vicecaporedattore di Famiglia Cristiana Alberto Chiara (autore di "Carlo Carretto, l'impegno, il silenzio, la speranza", Paoline Editoriale Libri, Milano, 2010) e Antonio Guaita (che ha frequentato Carretto a Bindua, zona mineraria del Sulcis-Iglesiente). Ecco l'articolo di Luca Lecis pubblicato oggi su L'Unione Sarda.



“Memoria e risorsa per un nuovo impegno”. Era il tema dell'incontro promosso nella Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna dal gruppo cittadino del Meic, il Movimento ecclesiale di impegno culturale (Cagliari, venerdì 22 ottobre), in occasione del centenario della nascita di Carlo Carretto, grande protagonista di una stagione politico-ecclesiale che ha accompagnato le trasformazioni del dopoguerra alimentando il Concilio Vaticano II. Alessandrino, laureato in filosofia a Torino, nel 1940 vince il concorso per direttore didattico ed è inviato a Bono. Qui si scontra con il regime fascista che mal digerisce le sue capacità di educatore e l'influsso che esercita sui giovani. Nel 1945 crea l'associazione nazionale “Maestri cattolici” e l'anno seguente divenne presidente centrale della Gioventù italiana di Azione cattolica; nel settembre del 1948, in occasione dell'80° anniversario dell'Ac, porta a Roma trecentomila “baschi verdi” giovani cattolici.
L'incalzante pericolo dell'asse social-comunista, momentaneamente scongiurato con la vittoria della Democrazia cristiana alle elezioni del 18 aprile, convince i vertici ecclesiastici e associativi a favorire il collateralismo dell'Ac con la Dc. Si consuma così la rottura fra Carretto, più propenso a una visione laica dell'impegno temporale dei cattolici nella vita pubblica, e Luigi Gedda, fautore di una svolta della linea dell'Ac in senso conservatore e clericale, come avrebbe dimostrato l'impegno nelle elezioni amministrative di Roma del 1952 a sostegno di una lista civica che comprendeva anche forze di destra.
Questo viene considerato da Carretto un “tradimento morale” dovuto al “fanatismo dei cattolici” e lo porta in rotta di collisione con Pio XII e alle successive dimissioni perché, come scrive nel 1975, «sono convinto che nessuno fa male alla Dc più che l'identità clericale stampata sul suo abito logoro e purtroppo nulla fa più male alla cristianità italiana di essere identificata con la Dc». Nel 1954 si avvicina alla spiritualità di Charles de Foucault e divenuto Piccolo fratello del Vangelo trascorse dieci anni in eremitaggio in Algeria, nel deserto del Sahara. Trasferitosi a Spello, vicino ad Assisi, nel 1965, dà vita a una fraternità di preghiera e accoglienza, un'oasi spirituale dove migliaia di giovani, credenti e non, vivono un'esperienza comunitaria di condivisione e di intensa spiritualità all'insegna della povertà e del lavoro manuale.
Una vita di stretta aderenza al Vangelo che non esclude Carretto dal mondo, ma che anzi lo porta a intervenire con voce critica su scottanti temi di attualità, dai richiami alla povertà nella Chiesa all'opposizione alla guerra, all'adesione al gruppo dei “cattolici per il No” che difendono nel 1974 il diritto al divorzio. «Voterò No - scrive sulla “Stampa” - perché spero che dopo una buona lezione ricevuta sarà l'ultima volta che noi cattolici oseremo presentarci in pubblico come difensori di un passato compromesso e senza l'afflato della profezia e dell'amore per l'uomo».
Oppostosi alla «sete di disciplina ecclesiastica», è pesantemente criticato dalle gerarchie vaticane, alle quali risponde invitando la Chiesa a non aver «paura per quel dissenso che lei stessa accresce con la sua intransigenza su piani non di fede. La Chiesa non ha bisogno che la difendiamo in quel modo. La Chiesa non è cosa nostra». Si spegnerà a Spello il 4 ottobre 1988, festività di San Francesco, il santo dei poveri ai quali si era votato.

di Luca Lecis - © L'Unione Sarda