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Elia ad Avvenire: "Meic, servire il Vangelo in ascolto delle culture"

27 Febbraio 2015

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Pubblichiamo l'intervista al presidente nazionale del Meic Beppe Elia apparsa oggi sulle pagine del quotidiano "Avvenire"


Meic, servire il Vangelo
in ascolto delle culture

«Un impegno fatto di studio e preghiera» Parla il nuovo presidente Beppe Elia.

di GIACOMO GAMBASSI

Gli fa un po' paura la definizione di "intellettuali cattolici". «Perché gli intellettuali sono pensati (e talvolta si pensano) come un gruppo che si distingue dagli altri». Beppe Elia è il nuovo presidente nazionale del Meic, il Movimento ecclesiale di impegno culturale.

Ingegnere di Torino, 66 anni, succede a Carlo Cirotto di cui è stato vicepresidente negli ultimi due anni. «Se devo delineare il Meic - prosegue Elia -, lo vedo come una piccola realtà nella Chiesa che costituisce, là dove i suoi gruppi sono vitali, un luogo di studio, di ricerca, di confronto aperto, di preghiera. Con un dovere supplementare per il futuro: essere più capaci di fare proposte e di realizzare nuove esperienze proprio dove la nostra Chiesa è chiamata a essere più estroversa».

Papa Francesco invita a vivere «la città a partire da uno sguardo contemplativo». «Non è così vero che Dio sia fuori della mente e del cuore degli uomini e delle donne di oggi - afferma il presidente -.
Come credenti, abbiamo il compito di individuare, con umiltà e rispetto, i semi di infinito e di bene che sono presenti nelle attese, spesso non dette, di chi ci vive intorno e di offrire una Parola liberante».

Sempre il Papa sottolinea l'«imperioso bisogno di evangelizzare le culture». «È in fondo lo stesso bisogno che cinquanta anni fa Giovanni XXIII sentì quando convocò il Concilio: riscoprire il cuore del messaggio evangelico, distinguendolo dal suo rivestimento, dalle forme con cui esso si esprime e che devono essere sempre aggiornate per rendere il messaggio comprensibile. Abbiamo quindi il dovere di penetrare in profondità l' essenza del Vangelo e nel contempo di aprire la mente per individuare e vagliare i segni del tempo che viviamo».

E il Vaticano II ha valorizzato il ruolo del laicato. «Nella Chiesa - sostiene il presidente - il laicato purtroppo ha perso in questi anni molta della forza innovatrice che aveva avuto nel periodo postconciliare. Eppure mai come in questo momento l' impegno dei laici appare determinante per il cammino della Chiesa. Essi però debbono riprendere consapevolezza di avere un ruolo anche creativo. La loro capacità critica e propositiva è un valore che deve alimentare tutta la comunità cristiana. In questo senso anche la discussione nella Chiesa, l' accettazione della varietà di idee, l' accoglienza di credenti oggi piuttosto marginali perché giudicati scomodi sono elementi di ricchezza da cui non possiamo prescindere».

Ricorda il Papa che i cristiani sono chiamati a «sanare le ferite, costruire ponti, e aiutare a portare i pesi gli uni degli altri». Parole che possono essere declinate in un' Italia piegata dalla crisi? «Per capire le fatiche e le fragilità delle persone - evidenzia Elia - occorre chinarsi verso di loro, sentire in noi le stesse ansie. Non è solo un bisogno di solidarietà quello che emerge, ma vi è una richiesta di condivisione, di fraternità che spezzi le catene di un egoismo collettivo che rischia di essere dirompente. È una scommessa che riguarda le scelte personali e comunitarie. Solo una Chiesa povera e accogliente è una Chiesa fedele al Vangelo e capace di stabilire un dialogo umano e spirituale con ogni persona».

Il processo di secolarizzazione tende a ridurre la fede e la Chiesa all' ambito privato e intimo, si legge nell' esortazione apostolica Evangelii gaudium. «La secolarizzazione ha molti volti e non tutti hanno un carattere così limitante per l' impegno dei cristiani - afferma il presidente -. Appartengono a tale processo anche il riconoscimento dell' autonomia delle realtà terrene o il pluralismo delle convinzioni religiose. Forme che non mettono in discussione il fatto che la scelta di fede possa essere rilevante nella vita civile e sociale. Credo non venga contestato che, per un credente, il messaggio delle Beatitudini possa ispirare la sua azione nel volontariato, nella politica o nella cultura. Importante, e qui spesso vengono le critiche, è lo stile di questo impegno che deve essere dialogante, costruttivo, rispettoso dell' altro. Ben sapendo che la Parola che ci guida è sempre al di là di ogni realizzazione umana».

© AVVENIRE - 27 febbraio 2015