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Addio Mazowiecky, il primo dei non comunisti al governo a Varsavia

29 Ottobre 2013

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di STEFANO CECCANTI
www.stefanoceccanti.wordpress.com


Era il 24 agosto del 1989, meno di tre mesi prima della caduta del Muro, e tutto era già diventato possibile all'Est, per effetto delle aperture gorbacioviane, compreso il fatto che un non comunista, Tadeusz Mazowiecky, morto stamani, potesse diventare Primo ministro in Polonia.

L'opposizione polacca, fondata su Solidarnosc, era di gran lunga la più organizzata all'Est anche perché, nonostante le immagini standardizzate ed errate all'Ovest fondate solo su un certo di tipo di cattolicesimo molto tradizionale, essa era in realtà un grande Comitato di Liberazione Nazionale molto eterogeneo ed unito solo dalla volontà di giungere a una democrazia pluralista.

Tra i leaders di Solidarnosc vi era anche Mazowiecky, che dirigeva altresì il Kik, il club dell'intelligentsia cattolica, federato a livello internazionale all'organizzazione internazionale montiniana Pax romana, tuttora esistente, prosecuzione a livello mondiale delle esperienze della Fuci e del Movimento Laureati di Azione cattolica (oggi Meic), Kik che aveva contribuito a fondare sin dagli anni '50.

Cosa era successo nei mesi precedenti? Anzitutto una tavola rotonda tra governo e opposizione, svoltasi tra il 6 febbraio e il 6 aprile, in cui il Partito comunista e l'opposizione, anche sulla scorta della conoscenza, come ricorda Samuel Huntington, dell'incruenta transizione spagnola, avevano negoziato elezioni semi-libere nei risultati, anche se del tutto libere nelle garanzie.

Al Senato si sarebbe votato in 100 collegi uninominali maggioritari in piena libertà, invece alla Camera si era deciso, a prescindere dai voti, di predeterminare il 65% dei seggi al Pc e ad i suoi alleati. La transizione sarebbe stata gestita da un Presidente eletto dalle due Camere, che avrebbe poi gradualmente ampliato ancora il pluralismo. In quel momento, però, nessuno sapeva quale fosse la reale consistenza delle forze nel Paese.

Le elezioni del giugno 1989 plebiscitarono l'opposizione in modo non previsto quasi da nessuno: essa ottenne al senato addirittura 99 seggi e sarebbe stata anche in grado di paralizzare l'elezione presidenziale, in cui le due parti quasi si equivalevano. Con lo stesso pragmatismo utilizzato dai socialisti spagnoli la soluzione fu presto trovata secondo lo schema preannunciato già il 2 luglio dall'oppositore Adam Michnik al generale Jaruzelsky e richiamato da François Feito: "A voi la Presidenza, a noi il Primo ministro".

L'opposizione aggiunse a scrutinio segreto i pochi voti mancanti a Jaruzelsky e quest'ultimo nominò il dialogante Mazowiecky. Fu l'inizio della valanga incruenta che segnò la terza ondata democratica all'Est. Mazowiecky ebbe un ruolo chiave solo per pochi mesi, poi restò attivo soprattutto a livello civile nel favorire l'ingresso della Polonia nell'Ue e come rappresentante delle Nazioni unite in Bosnia-Erzegovina, ma senza le sue capacità di dialogo montiniano-morotea la transizione avrebbe potuto essere ben più problematica.