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CONVEGNO PRESIDENTI Carità intellettuale, compito urgente e servizio irrinunciabile al Vangelo

10 Febbraio 2018

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Riscoprire il valore della carità intellettuale come elemento imprescindibile per vivere la fede oggi. E' il messaggio che arriva dal convegno nazionale del Meic "La grazia suppone la cultura" che dal 3 al 5 febbraio ha riunito oltre 200 tra presidenti e responsabili dei 96 gruppi locali del nostro movimento.

"Viviamo un tempo di fragilità culturale, figlia della complessità delle questioni che attanagliano la nostra società", ha sottolineato in chiusura dei lavori il presidente nazionale Beppe Elia. "In questo clima confuso in cui ognuno dice la sua, spesso senza autorevolezza, molta gente decide di ritrarsi", ha continuato: "un atteggiamento impaurito che purtroppo è assunto anche dalle comunità cristiane, tentate di rifugiarsi nel loro piccolo mondo protetto. Il dato dell'astensionismo ormai diffuso anche tra i cattolici ne è la testimonianza più lampante". Per Elia "in questo scenario, la carità intellettuale diventa ancora di più un compito urgente e un servizio irrinunciabile al Vangelo. Papa Francesco, con ‘Evangelii Gaudium', ha introdotto un elemento nuovo nella riflessione teologica e pastorale: quando scrive che ‘la grazia suppone la cultura', intende affermare che la cultura è connaturale alla vita cristiana e che i credenti non possono prescindere da questo elemento di elaborazione e di discernimento".

"Il tema della cultura deve riguardare sempre di più la comunità ecclesiale e proprio per questo - ha concluso Elia - le realtà cristiane di impegno culturale come il Meic devono essere profondamente consapevoli del loro ruolo, che è quello non tanto di essere semplicemente un luogo di riflessione, di dibattito o di proposta, ma soprattutto di essere uno spazio di dialogo con gli altri, dentro e fuori la Chiesa, per accrescere la nostra capacità di leggere la complessità e di individuare strade nuove per uscire dai problemi dell'oggi".

Contrastare il clima diffuso di sfiducia attraverso le esperienze di carità intellettuale è stata invece la richiesta di Agnese Moro, figlia di Aldo, da sempre impegnata sui temi della cittadinanza e della lotta all'esclusione, protagonista dell'apertura del Convegno. Moro ha sottolineato: "Viviamo un tempo estremamente sfiduciato, un tempo in cui ci sono 2 milioni e 400mila giovani che non studiano, non si formano e non lavorano, il tutto nell'indifferenza generale". Per Moro, però, "dall'altro lato c'è una forza sotterranea, un impegno fortissimo di tante persone nel volontariato culturale. Un impegno che coinvolge laici e credenti, scuole, parrocchie, ong, associazioni come il Meic, sui temi fondamentali della nostra società: dal lavoro nelle periferie alla legalità, dalla custodia della memoria condivisa alla cultura politica, dall'ambiente al welfare generativo". Secondo Moro "questi mondi sono capaci di fare rete ma devono fare un passo avanti ulteriore, ovvero quello di fare rete tra le reti, l'unico modo affinché questo movimento possa diventare veramente rilevante anche nella scena pubblica".

Oltre che dalle riflessioni di Agnese Moro, il convegno era stato inaugurato anche dall'intervento di monsignor Crispino Valenziano, liturgista, esperto in arte sacra. Valenziano ha insistito sul valore della cultura "come coltivare, come fatto dinamico, attuativo: coltivazione di se stessi, degli altri e della vita". Per Valenziano l'impegno culturale dei cristiani deve segnare un passaggio "da un'era ‘post Christum natum' a un'era ‘post Christum notum', ovvero riconoscere che Cristo è mediatore tra Dio, gli uomini e le cose".

#presidenti2018