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Ma la castità resta un dovere per i sacerdoti

07 Ottobre 2015

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera sull'ormai noto caso di monsignor Charamsa, il sacerdote in servizio presso la Santa Sede che ha reso pubbliche la sua omosessualità e la sua relazione sentimentale con un uomo alla vigilia del Sinodo sulla famiglia

di PIERO LACORTE

Nella mia qualità di medico credente, desidero esprimere la mia triste sorpresa e la mia sofferenza per le esternazioni rese dal sacerdote omosessuale che ha voluto rivendicare il suo diritto ad avere un suo compagno nella sua vita. Sarebbe come affermare che ogni sacerdote eterosessuale avrebbe il diritto di avere una compagna ed essere perciò esentato dal dovere della castità.

Sono ancora più sorpreso per l'appello che il sacerdote in questione ha rivolto a Papa Francesco a rivendicazione del suo diritto, dimenticando che lo stesso Papa nel manifestare massima comprensione e misericordia verso chi non è eterosessuale, non ha mai ammesso alcuna deroga al dovere della castità dei sacerdoti.

Ritengo che il MEIC, al quale appartengo, nello esprimere solidarietà e condivisione alle aperture caritatevoli del pontefice abbia, nella presente circostanza, il dovere di invitare tutti dal guardarsi da speculazioni di vario genere, specie in un giorno come oggi, in cui i fedeli sono raccolti in preghiera per invocare la luce dello Spirito Santo sui padri che nel prossimo Sinodo rifletteranno sull'istituto della famiglia.