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I santi, "ingranaggi" della storia

01 Novembre 2017

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di DON GIOVANNI TANGORRA

Il termine "santità" è oggi piuttosto in disuso, anche perché l'esperienza, almeno quella che fa più rumore, rivela piuttosto i suoi contrari: il peccato, la corruzione, l'ingiustizia. La santità è invisibile e i santi non sanno di esserlo, al contrario di quelli che presumono di esserlo. Solo Dio li conosce per nome.

La liturgia dedica il primo novembre alla folla dei santi anonimi che non hanno trovato posto nel calendario. L'Apocalisse tenta di contarli: 144mila, che nella simbolica dei numeri fa cifra tonda. Infatti, subito dopo, il testo parla di «una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua». L'affermazione è incoraggiante, perché abbiamo bisogno di santi. Essi sono la parte nascosta dell'umanità, quella che assicura il movimento all'apparato circolatorio della storia. Spesso li immaginiamo come un popolo triste, ma hanno il segreto della gioia. «Nel loro cuore - scrive Dostoevskij - è riposto il segreto della rigenerazione per tutti».

A meno di porre l'ideale in una vita mediocre, la ricerca della santità è una caratteristica universale. La volontà di superamento ha permesso al nostro antenato di uscire dalle caverne. I greci parlavano degli heroes. Anche la laicità moderna non è indifferente al concetto. Albert Camus popola i suoi racconti di "santi laici" che si raccolgono intorno alla solidarietà. Nelle religioni è un tema trasversale: l'ebraismo la eleva a Dio (il qadosh); l'islam tocca vette mistiche col sufismo; il buddismo venera i Bodhisattva, uomini dalla compassione illimitata.

La via cristiana della santità è Cristo, all'inizio c'è Lui, il solo santo (Lc 1,35).

L'uomo rischia di girare a vuoto se non mette radici in un terreno fertile. Ne scaturisce che la santità cristiana è partecipazione, è vivere in comunione con Cristo, come dice ripetutamente san Paolo, che parte dalla teologia del battesimo per estendere l'appellativo di "santi" a tutti, facendone l'altro nome della Chiesa.

Il dono si fa però impegno. Il Vangelo del giorno dà la magna charta delle Beatitudini: i santi cristiani sono poveri e puri di cuore, praticano la misericordia e si astengono dal giudicare gli altri; portano pace sulla terra e lottano contro le diverse forme del male; subiscono l'ingiustizia senza farsene complici.

Sono parole distanti dai megafoni del modo comune di pensare. Per questo i santi vanno controcorrente. Non sono alieni alla dura scorza del quotidiano, ma si sforzano di fermentarla con un amore operante. La santità non è un privilegio per pochi e non chiama a scappare dal mondo per rifugiarsi da qualche parte. Ciò che suscita stupore è proprio la santità quotidiana, quella di un popolo numeroso, che attende ancora di essere raccontata.