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REFERENDUM 2020 Le ragioni del no

17 Settembre 2020

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di VITO D'AMBROSIO

Questo fine settimana tutti gli elettori italiani dovrebbero rispondere al quesito referendario sulla riduzione del numero dei parlamentari (referendum "confermativo" o, più correttamente, "oppositivo"). Alcuni elettori, inoltre, voteranno anche per il rinnovo di sette consigli regionali, come nelle Marche.

A parta la discutibilità assoluta di accorpare in una sola tornata momenti elettorali tanto diversi, io voterò NO con piena convinzione e conserverò rispetto per chi voterà in maniera opposta (ma non dovrebbe essere sempre così, in un Paese civile?).

Voterò NO perché:

- non è vero che ci sarà un risparmio apprezzabile della spesa, in quanto, nella realtà, a parte la discutibilità di equiparare il Parlamento nazionale ad una impresa manufatturiera, il risparmio sarebbe dello 0,007 del bilancio statale, pari, grosso modo, al costo di un caffè all'anno per ogni cittadino;

- non è vero che ridurre i parlamentari servirebbe ad un miglior funzionamento delle Camere, perché, con gli attuali regolamenti, specie al Senato sarebbe quasi impossibile per i senatori partecipare pienamente ai lavori delle commissioni e dell'aula;

- non è vero che sarebbe preoccupante una smentita, da parte del corpo elettorale, di una decisione parlamentare quasi unanime, perché ricordiamo bene che l'unanimità, raggiunta solo alla quarta votazione, deriva dal capovolgimento della posizione di un partito, il PD, necessario per la nascita del governo attuale.

Se, infine, si volesse davvero raggiungere gli obiettivi sbandierati sarebbe bastato ridurre, con legge ordinaria, le indennità dei parlamentari e modificare, se necessario, i regolamenti delle Camere.
Siamo quindi in presenza di una motivazione fasulla, dietro la quale potrebbe nascondersi un altro obiettivo, assai più preoccupante, cioè il passaggio graduale dal modello di Repubblica parlamentare, con rappresentanza in prevalenza indiretta, previsto dalla Costituzione, ad una Repubblica su "piattaforma" informatica, a rappresentanza diretta. A quel punto davvero, il Parlamento potrebbe rivelarsi superfluo, come si è sentito affermare in alcune sedi politico-partitiche.

Francamente, preferisco mantenere il sistema attuale, impegnandomi al massimo per modificarne gli aspetti più discutibili, che non mancano.

Insomma, per eliminare le criticità dell'odierno panorama istituzionale non servono meno parlamentari, ma parlamentari più consapevoli, e soprattutto, svincolati da legami troppo stretti con le varie "stanze dei bottoni", non sempre visibili, non sempre attente più al bene comune che a quello particolare, partitico e/o addirittura personale.

Cerchiamo piuttosto di far capire, con una elevata percentuale di votanti, che gli elettori sono attenti in tutti i momenti nei quali si discute della nostra identità comune, fissata nella Costituzione.

E basta con questa strana "fregola riformatrice" della Carta costituzionale, che andrebbe applicata in pieno, prima di "sfornare" progetti di riforma fantasiosi e/o bizzarri e/o addirittura preoccupanti.