Menu principale
In evidenza
BANNER 5X1000
banner facebook
Banner Giovani
Newsletter
Area riservata
News
PrintE-mail

Testimone della speranza che era in lui

25 Gennaio 2017

Immagine

di ROSETTA FRISON SEGAFREDO

Quando ormai sembrava essere vicina l'uscita dalla fase più acuta della malattia, il suo cuore ha ceduto. E così Pierino, fremente di riprendere la normalità della vita terrena, è entrato invece in quell'altra Vita. Il passaggio non lo ha colto impreparato. In questo momento sarebbe opportuno solo far silenzio e mettersi in ascolto. Ma qualche parola va detta, e non è facile scegliere quelle poche che possano sintetizzare il significato profondo della vita di Pierino, giovane novantenne che molti di noi hanno conosciuto e hanno avuto amico. In realtà il significato della sua vita è stato da lui stesso consegnato in frequenti testimonianze e anche in un volume autobiografico, chiarificatore già dal titolo: Sperare nel Mezzogiorno. Vita da medico tra politica e cittadinanza attiva. Nulla di autocelebrativo, ma una lettura lucida e crudamente sincera del suo percorso di vita, del senso di essere nato in quella terra (la Puglia, nel comune di Ostuni), in quella famiglia umile (non misera) in cui un padre (modesto commerciante con grande senso civico) riesce a convogliare i sacrifici della famiglia nel sostegno negli studi del figlio maschio, orgoglioso di assecondarne la scelta di diventare medico e orgoglioso di vederlo essere un medico a servizio dell'uomo piuttosto che alla ricerca del denaro. Pierino onora la missione di riscatto da origini non privilegiate scegliendo di servire proprio attraverso la professione la sua terra, dedicando uno sforzo continuo all'elevazione della preparazione disciplinare e insieme delle strutture sanitarie. Ad un certo punto, per usare parole sue, scopre "il volontariato" nella professione, che esercita "con una partecipazione empatica alle sofferenze dei pazienti, arrivando così a comprendere "il reale significato della fratellanza, della solidarietà, del senso dell'altro".

All'inizio degli anni sessanta entra in contatto, attraverso la baronessa V. Unterrichter, con il dottor Gmeiner, ideatore di quei Villaggi SOS che si occupano di ospitare e seguire nella crescita i bambini senza famiglia, secondo criteri che rispondono a un moderno e innovativo progetto di assistenza. Affascinato da queste metodologie nuove, Pierino si lascia coinvolgere nell'idea di costruire un villaggio nel Sud Italia: realtà che, con un lavoro estenuante di convincimento e di raccolta di risorse, riesce a vedere la luce proprio ad Ostuni. Questo villaggio, composto di bianche villette in una posizione panoramica invidiabile, diventa per tanti anni luogo di amato dopolavoro e per sempre di sua presenza attenta e premurosa.

E proprio in quel luogo fa convergere a fine ottobre 2016, in occasione del suo novantesimo compleanno, un popolo di persone amiche per coinvolgerle nel suo ultimo progetto: la costruzione di una casa "dopo di noi" per persone con disabilità prive di assistenza familiare. Riesce ad avere donazioni per una somma che può consentire di avviare il progetto, e a tale scopo decide di recarsi poco prima di Natale a Innsbruck presso la sede internazionale dei villaggi SOS, per definire l'avvio dell'iniziativa. Non vuole perdere tempo nel dar sostanza a questa idea, quasi consapevole che poi tempo non ne avrà più. Ed è infatti la sua ultima "missione".

Di Pierino Lacorte ci sarebbe da raccontare ancora a lungo perché è stato uomo che ha affrontato con profonda e non celata passione tante battaglie, in tanti ambiti. Si è fatto cenno a quello professionale, ma non si è sottratto all'impegno politico, a quello nelle istituzioni civili (secondo lo stile della cittadinanza attiva) né, soprattutto, a quello ecclesiale. Durante il periodo universitario a Roma, frequentando la Fuci, arriva a comprendere che la fede richiede "soprattutto un impegno di carità e non solo una vita di onestà, perché Dio è Padre e amore infinito... Egli ci ha fatto il grande dono della libertà e, con la rivelazione di suo figlio, ci ha invitato a un esercizio responsabile delle nostre facoltà, nella ricerca del bene per noi e per i nostri fratelli, nelle circostanze storiche e nei luoghi dove ci è dato vivere". La Fuci gli fa conoscere anche persone che poi avranno un ruolo rilevante nella vita del paese (si ricorda fra tutti Aldo Moro), e lo conduce a maturare una fede adulta, che sarà l'anima di ogni sua giornata.

Negli ultimi anni dedica molte energie alla promozione culturale in ambito ecclesiale, partecipando alla vita del Meic (è presente anche al convegno di Caserta dello scorso novembre) e diventando l'anima dei convegni di Ostuni, luoghi di incontro tra credenti e non credenti accomunati dalla ricerca della verità e di un vivere più umano. Piace chiudere con parole di Pierino che esprimono tanto del suo carattere sferzante e della sua sempre lucida generosità: "Oggi noi cristiani siamo in minoranza nel mondo; ma la cosa più grave è che rischiamo di essere una minoranza insignificante, perché pigra, priva di spirito profetico; ci lamentiamo per lo stato della comunità umana, caratterizzato da un'assenza di valori che diano senso alla vita, ma non riusciamo a darci stimoli efficaci per tentare di contribuire a ridare speranza agli uomini, quella speranza che può derivare solo dalla riproposizione dell'insegnamento evangelico accettato integralmente e vissuto con estrema convinzione, secondo l'insegnamento di san Pietro, il quale ci invita a ‘dare testimonianza della speranza che è in noi'".