Menu principale
In evidenza
BANNER 5X1000
banner facebook
Banner Giovani
Newsletter
Area riservata
News
PrintE-mail

Se la politica ruba la colpa è anche nostra

09 Agosto 2015

Immagine

La lettera che pubblichiamo mi è stata inviata da Lucia Bellassai e Salvatore Misiano, che rappresentano la Calabria all'interno del Consiglio nazionale del MEIC. E' una lettera dura e severa, che tocca un problema che conosciamo da tempo, che abbiamo visto manifestarsi in molte regioni italiane, e che rivela la debolezza etica di molta nostra classe politica. L'appello di Lucia e di Salvatore merita di essere considerato per quello che è: non solo un grido di protesta, ma l'invito e l'impegno a lavorare là dove ognuno di noi si trova, per rinnovare il tessuto morale e sociale delle nostre città, così lacerato.
Abbiamo consapevolezza della debole rilevanza che il nostro movimento possiede nelle vicende di questo tempo, ma questo non ci deprime, semmai alimenta il bisogno di parlare a voce alta e di compiere scelte coraggiose. Si potranno manifestare nei nostri gruppi valutazioni differenti sui modi con cui affrontare questo tema; parliamone liberamente, con mitezza ma anche con la coscienza di dover essere un segno, per quanto piccolo, di crescita civile del nostro Paese. Tacere per rassegnazione sarebbe una grave mancanza.
Beppe Elia


La recente operazione che la Polizia di Stato ha condotto nella nostra Calabria, tetramente chiamata "Rimborsopoli" , ha scosso l'opinione pubblica un po' più delle altre operazioni in quanto quest'ultima ha colpito pressoché tutte le aree partitiche del nostro Paese.
Questa comunanza "di colpiti" ha messo a tacere i più.
Chi poteva dimostrarsi sorpreso senza pensare contemporaneamente e in modo preoccupato a cosa avesse potuto fare anche colui che aveva votato nel segreto dell'urna?
Messi così a tacere tutti, qualcuno ha avuto la bella intuizione di concludere dicendo che la colpa è della legge che permette il finanziamento ai partiti, un ragionamento che, non potendo identificare un responsabile a salvaguardia del proprio rappresentante politico, ribalta sul meccanismo che prevede il finanziamento ai partiti la colpa di quanto successo.
Si condividono, è vero, molte perplessità circa il finanziamento del servizio alla collettività: sarebbe infatti già un premio essere stati scelti per servire il proprio Paese!
Il ragionamento diventa ancora più inaccettabile quando si riflette sul fatto che invece di riconoscere che il ladro o i ladri vanno puniti perché hanno approfittato di un dispositivo normativo che non ha responsabilità, si capovolgono le cose e si appiccica la colpa dei singoli a strumenti normativi che hanno la responsabilità di esserci perché qualcuno li ha pensati, votati, fatti diventare legge dello Stato.
Il solito gioco: pur di sfuggire alla necessità di rispettare una norma giuridica e un principio valoriale che è quello di non rubare, si finisce con il diventare ridicoli. Come dire che è colpa della porta che ha schiacciato il dito piuttosto che pensare che qualcuno non ha avuto cura che la stessa non sbattesse.
Un gioco che correda abilmente un modo di pensare che ben conosciamo e che alimenta il sistema di corruzione nel quale ci siamo ritrovati in ogni angolo dei nostri spazi pubblici e privati: si corre per accaparrarsi un vantaggio economico, subito e qui, appena la possibilità si profila all'orizzonte.
Appartiene ad una mentalità che ben conosciamo quella di costruirci una riserva che ben può tornarci utile quando la sorte non soffierà un vento a noi favorevole.
E' quanto ripreso anche da Papa Francesco nella sua ultima enciclica "Laudato sì" al nr.122, dedicato al relativismo pratico.
La diligenza nel pensare al futuro, che può averci allenato all'idea di accumulare per un futuro incerto, retaggio di una cultura contadina, che pur percepiamo come cosa buona l'abbiamo fatto diventare cupidigia, ingordigia, disprezzo di ogni regola che garantisca una distribuzione delle risorse, una custodia responsabile l'uno dell'altro.
Abbiamo benedetto così la nostra condotta facendo sbiadire via via nel tempo i confini tra una cosa e l'altra e facendo diventare cosa normale che il politico venga rapidamente assimilato all'identikit di un ladro spudorato.
Abbiamo così accettato e fatto diventare prassi normale che la tensione etica, che alcuni politici hanno pur dimostrato in passato di avere e mettere in atto, evaporasse lasciandoci nudi in situazione di inaccettabile convivenza.
Il problema, dunque, non è solo dei politici indagati ma anche della delega silente, quasi connivente, che abbiamo dato loro come elemento culturale ormai consolidato.
Delega con possibilità di rubare?
Non sarebbe tanto azzardato affermare che le cose stanno così!
Sorge, così, la necessità di ricucire alla politica la tensione morale, il bisogno del rispetto di regole già esistenti senza doverne pensare e votarne altri; sorge la necessità di fare fronte comune all'urgenza di evitare le scorciatoie per scavalcare responsabilità, connivenze, complicità negative per il bene della nostra Regione.
Fare fronte comune significa che, senza alzare vessilli e bandiere che potrebbero etichettare migliori alcune forze piuttosto che altre, urge che tutti coloro i quali sentono ancora la forza di voler raggiungere traguardi puliti, ciascuno nel suo ambito, ripulito prima di tutto il proprio sguardo da intenzioni malevoli, si rimbocchi le maniche e nel proprio ambito spali il fango che ha davanti.
Così si coltiva la speranza.
Diversamente sono chiacchiere.

Lucia Bellassai, delegata regionale MEIC della Calabria
Salvatore Misiano, consigliere nazionale MEIC