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Le scritte di Locri sono una medaglia per la Chiesa

22 Marzo 2017

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di VITO D'AMBROSIO

Scritte stupide, volgari e rivelatrici a Locri hanno tentato di  sminuire il significato della grande manifestazione antindrangheta di domenica 19, con la presenza significativa e insostituibile del presidente Mattarella, il cui fratello era uno dei mille nomi di vittime della mafia (e 'ndrangheta e camorra e via elencando i tristemente noti nomi di quelle associazioni criminali che stanno un poco alla volta devastando l'Italia, prosperando in una ben nota zone grigia di ambiguità e collusione).

Può darsi che abbia ragione il procuratore di Catanzaro, il quale ritiene che le scritte non siano direttamente riconducibili ad una organizzazione criminale che preferisce non apparire, inabissarsi nel fango per nascondersi e prosperare meglio, ma, se fosse così, la situazione sarebbe peggiore, perché gli ignoti profanatori notturni rappresenterebbero un sentire diffuso. Non va dimenticato che alcuni anni fa, ci fu una  manifestazione pubblica a Palermo che si opponeva a chi contrastava la mafia, ritenuta indubbiamente vicina al popolo, cui procurava lavoro.

Ma da Locri arrivano anche messaggi di speranza, per fortuna. Il primo é l'affluire di migliaia di persone alla grande manifestazione di oggi, giornata delle vittime delle mafie, fissata ufficialmente dal Parlamento; non erano tutti calabresi i partecipanti, ma c'erano sicuramente molti calabresi, tanti da far intravedere segnali di ribellione al costume di rassegnato ossequio che strazia quella terra e la fa restare in fondo ad ogni classifica di progresso.

Un altro importante indizio è la collocazione delle scritte, ostili alle persone oneste, a chi la simboleggia, don Ciotti, e, soprattutto, alle forze di polizia che tanto si impegnano e tanto hanno pagato. Quelle scritte, infatti, hanno deturpato anche i muri dell'arcivescovado. E questo significa che pure la Chiesa é finalmente e indiscutibilmente impegnata in questa autentica impresa di civiltà, lasciandosi alle spalle momenti tristi del passato, quando la testimonianza si basava sull'opera di pochi martiri (don Puglisi, don Diana e non molti altri), e le processioni sostavano davanti alla casa dei boss criminali.

Adesso, invece, a quella Chiesa ritenuta ostile da chi prospera sulle imprese criminali (traffico di droghe, rapine, estorsioni, inquinamento della Pubblica Amministrazione, corruzione devastante) va manifestata apertamente la solidarietà concreta di tutta la Chiesa, a partire dai suoi Papi, che hanno sempre denunciato questa situazione intollerabile.

Come spesso accade, e non sempre viene denunciato e contrastato, l'indifferenza e addirittura il disprezzo del costume civile di una società eticamente sana sconfinano nella violazione di quei comandamenti cristiani che dovrebbero ispirare il comportamento di tutti i  cittadini credenti.

Non possiamo e non dobbiamo più mostrare alcuna tolleranza, alcun cedimento verso questi costumi distruttivi, ricordando che anche chi si gira dall'altra parte è complice di quelli che sulla prevaricazione e sulla diseguaglianza fondano il loro potere.

Esiste, infatti, da tempo ormai e per fortuna, il peccato sociale, che la Chiesa condanna e contrasta come tutti gli altri,.

Noi del MEIC di questo siamo pienamente convinti e per questo siamo e saremo impegnati a rendere testimonianza limpida e senza paura.