Le scritte di Locri sono una medaglia per la Chiesa
22 Marzo 2017
![Immagine Immagine](allegati/image/2017/03/36671.jpg)
di VITO D'AMBROSIO
Scritte stupide, volgari e
rivelatrici a Locri hanno tentato di
sminuire il significato della grande manifestazione antindrangheta di
domenica 19, con la presenza significativa e insostituibile del presidente Mattarella,
il cui fratello era uno dei mille nomi di vittime della mafia (e 'ndrangheta e
camorra e via elencando i tristemente noti nomi di quelle associazioni
criminali che stanno un poco alla volta devastando l'Italia, prosperando in una
ben nota zone grigia di ambiguità e collusione).
Può darsi che abbia ragione il procuratore di Catanzaro, il quale ritiene che le scritte non siano
direttamente riconducibili ad una organizzazione criminale che preferisce non
apparire, inabissarsi nel fango per nascondersi e prosperare meglio, ma, se fosse
così, la situazione sarebbe peggiore, perché gli ignoti profanatori notturni
rappresenterebbero un sentire diffuso. Non va dimenticato che alcuni anni fa,
ci fu una manifestazione pubblica
a Palermo che si opponeva a chi contrastava la mafia, ritenuta indubbiamente
vicina al popolo, cui procurava lavoro.
Ma da Locri arrivano anche
messaggi di speranza, per fortuna. Il primo é l'affluire di migliaia di persone
alla grande manifestazione di oggi, giornata delle vittime delle mafie, fissata
ufficialmente dal Parlamento; non erano tutti calabresi i partecipanti, ma
c'erano sicuramente molti calabresi, tanti da far intravedere segnali di
ribellione al costume di rassegnato ossequio che strazia quella terra e la fa
restare in fondo ad ogni classifica di progresso.
Un altro importante indizio è la
collocazione delle scritte, ostili alle persone oneste, a chi la simboleggia,
don Ciotti, e, soprattutto, alle forze di polizia che tanto si impegnano e tanto
hanno pagato. Quelle scritte, infatti, hanno deturpato anche i muri
dell'arcivescovado. E questo significa che pure la Chiesa é finalmente e
indiscutibilmente impegnata in questa autentica impresa di civiltà, lasciandosi alle spalle momenti
tristi del passato, quando la testimonianza si basava sull'opera di pochi
martiri (don Puglisi, don Diana e non molti altri), e le processioni sostavano
davanti alla casa dei boss criminali.
Adesso, invece, a quella Chiesa
ritenuta ostile da chi prospera sulle imprese criminali (traffico di droghe,
rapine, estorsioni, inquinamento della Pubblica Amministrazione, corruzione
devastante) va manifestata apertamente la solidarietà concreta di tutta la
Chiesa, a partire dai suoi Papi, che hanno sempre denunciato questa situazione
intollerabile.
Come spesso accade, e non sempre viene denunciato e
contrastato, l'indifferenza e addirittura il disprezzo del costume civile di
una società eticamente sana sconfinano nella violazione di quei comandamenti
cristiani che dovrebbero ispirare il comportamento di tutti i cittadini credenti.
Non possiamo e non dobbiamo più
mostrare alcuna tolleranza, alcun cedimento verso questi costumi distruttivi,
ricordando che anche chi si gira dall'altra parte è complice di quelli che
sulla prevaricazione e sulla diseguaglianza fondano il loro potere.
Esiste, infatti, da tempo ormai e
per fortuna, il peccato sociale, che la Chiesa condanna e contrasta come tutti
gli altri,.
Noi del MEIC di questo siamo
pienamente convinti e per questo siamo e saremo impegnati a rendere
testimonianza limpida e senza paura.