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“Mediterraneo, frontiere di speranza”: concluso il congresso della Fuci

07 Maggio 2017

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Si è concluso ieri il 66° congresso nazionale della Fuci, dal titolo "Mediterraneo, frontiere di speranza". Il congresso è stato ospitato dai gruppi di Pavia e Vigevano. Circa duecento universitari da tutta Italia si sono incontrati per riflettere sulle diversità e le difficoltà legate al Mediterraneo che nel tempo odierno ci troviamo a vivere, come cittadini italiani, ma soprattutto europei. 

La Fuci ha scelto come immagine guida del Congresso un Mediterraneo frutto del collage di centinaia di volti diversi. "Con le loro sfumature - ha spiegato Gianmarco Mancini, presidente nazionale maschile della Federazione - non solo dipingono questo mare, ma costituiscono un ponte. Abbiamo voluto sintetizzare la nostra posizione nella storia: essere noi a costruire, una tensione verso l'altro e non contro. Una scommessa incerta, ma che dice molto del nostro essere nel mondo". Una sfida che interroga un continente. "La forma stessa della nostra Penisola - ha aggiunto Marianna Valzano, presidente femminile - sembra protesa verso le coste africane, un ponte. Eppure tanti mettono in discussione il radicamento dell'Europa nel Mediterraneo, mentre oggi è proprio qui che si gioca l'idea di unione di popoli su cui l'Europa è stata costruita. Non vogliamo ragionare solo su ciò che è emergenziale, ma sentiamo urgente preparare il terreno per una vera e propria integrazione". Tra i partecipanti ai lavori anche il direttore dell'Ufficio nazionale educazione, scuola e università della Cei Ernesto Diaco, i presidenti dell'Azione cattolica italiana Matteo Truffelli e del Movimento eccesiale di impegno Beppe Elia, e Davide Patì, responsabile del settore beni confiscati di Libera. 

Ad aprire i lavori è stato mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone e presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso: "Il messaggio delle tre grandi religioni del Mediterraneo ha incontrato etnie, popoli, gruppi, intrecciandosi con il pensiero di altri, oggi questo pluralismo rimane, ma è stato intaccato dalla paura che fa ritirare in se stessi"; "come ha detto il papa in Egitto, abbiamo il dovere dell'identità, il coraggio dell'alterità e la sincerità delle intenzioni".

A seguire sono intervenuti Andrea Pase, professore associato di geografia storica presso l'Università degli studi di Padova, e Roberta Ricucci, professore associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l'Università degli studi di Torino. "Permane - ha spiegato Ricucci - il peso dell'etichetta: gli stranieri saranno per sempre tali, cristallizzati nel nostro immaginario. Occorre aggiornare quest'idea, altrimenti sarà difficile adeguare servizi e politiche". "Il Mediterraneo è stato così fertile perché c'è la giusta distanza tra le due rive - ha sottolineato Pase - ma cosa vuol dire oggi? Nelle carte contemporanee il Mediterraneo è ai margini, il bordo inferiore dell'Europa e superiore dell'Africa, una periferia. Eppure Papa Francesco vede in esse il luogo privilegiato della Chiesa: noi siamo periferia, ma che contiene una grande forza creatrice che è la nostra forza".

Numerosi sono stati i seminari e gruppi di lavoro volti ad elaborare proposte forti e innovative per affrontare le sfide che la società attuale ci pone davanti. Le riflessioni sono poi confluite nelle tesi congressuali. Al termine del congresso si è svolta anche l'assemblea federale per eleggere i sei rappresentanti e indicare alla Cei i nomi della nuova presidente nazionale femminile e del suo vice maschile.