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Il suo ordine: "Il Meic deve darsi da fare!"

27 Gennaio 2017

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di LUCIA BELLASSAI

26 Gennaio 2017 h.10.30

Sta per iniziare il funerale di Pierino Lacorte e il dovere di non mancare  avrebbe dovuto vedermi ad Ostuni.   Le cose, come spesso capita, non vanno per come è giusto o si desidera che vadano...

Con la testa e lo spirito, però sono lì, come tutti coloro che sono stati travolti nella loro vita dall'energia, dall'entusiasmo, dal connubio "fede/ragione"  che Pierino rappresentava.

Un ossimoro mi è sempre sembrato  il fatto di chiamarlo Pierino.

Con i suoi novanta anni, quel vezzeggiativo sembrava una contraddizione ma riassumeva, a pensarci bene, i tratti salienti del nostro amico.

Da un verso c'erano  la forza dei  sogni, la voglia di difendere quanto si sente intoccabile,  la voglia di osare, di sfidare i pregiudizi, le ragioni del calcolo.

Tutto con l'intensità di un bambino.

Dall'altro verso, c'era poi, ovviamente, il Pietro adulto, quello che si chinava verso i pazienti, da medico, verso i cittadini, da politico, verso gli orfani, da socio fondatore dei Villaggi SOS, in attento ascolto verso gli accademici, da organizzatore dei famosi Convegni di Ostuni.

Tutti questi aspetti confluivano in un unicum, che era Pierino.

Chi dimentica i suoi tratti rudi?

Le sue uscite, a volte,  un po' più che caustiche?

Il suo furore?

E le sue telefonate in momenti impensabili?

A volte passava per un rompiscatole, incapace di fare il distinguo tra gli orari in cui era pertinente o no telefonare, di valutare se era opportuno proprio in quel momento farsi vivo e   insinuarsi nel tourbillon del quotidiano di ciascuno di noi.

Dietro le sue telefonate c'erano, però, sempre orizzonti di azioni e intenzioni che, per lo spessore che rivelavano, mettevano immediatamente in fuga  il fastidio di dover coniugare le sue idee e quel che stavi facendo. 

Tra queste azioni e intenzioni una ha un risalto maggiore delle altre per chi scrive: quella relativa alla costruzione di un Villaggio SOS in Calabria, sulle cui coste i minori migranti non accompagnati arrivano sempre di più, derubati della spensieratezza, del calore familiare  e del diritto al gioco e  allo studio che ogni bambino della Terra dovrebbe avere e nei cui paesi e città  può anche accadere che l'infanzia venga legata alle sorti che la ‘ndrangheta può aver deciso che essa abbia.

Gli occhi e il cuore di Pierino erano andati proprio a quell'infanzia,  sollecitati da una visita in Calabria:  era venuto a Crotone per parlarci della famiglia proprio nel momento in cui veniva applicata  l'ultima riforma del diritto di famiglia. 

In quell'occasione, catturato dalla bellezza di S.Severina, dall'incanto della sua  Piazza Campo su cui si affaccia il vecchio seminario dell'Arcidiocesi di Crotone-S.Severina, sceso dalla macchina, fatta una foto alla scena che aveva davanti agli occhi,  mi disse: "Qui deve sorgere l'altro Villaggio SOS del Sud Italia; ci sono tutte le caratteristiche che sono necessarie, in primo luogo  l'incanto dei luoghi. Non si può negare la bellezza a chi, derubato di tutto, deve ricominciare a vivere, a crescere. Non gli regaliamo nulla, lo rimettiamo in una situazione di equità, in una possibilità di recuperare l'armonia rubata; il tutto anche visivamente.

"Il MEIC deve darsi da fare!".

Non era un consiglio, un invito. Era un ordine, un ordine affettuoso, ma sempre ordine che accoglievamo perché sentivamo che Pierino aveva capito che, nonostante il cambiamento lo intimorisse,  non era più il tempo di riproporre la formula consueta del Villaggio SOS  ma che era arrivato il tempo di adottare, con metodi e formule nuovi,  un'infanzia in affanno, arrancante sui pendii scoscesi e scabrosi di un‘esistenza avara. Aveva intuito che in quell'angolo di Calabria molte occasioni di rinascita si potevano cogliere per l'infanzia ferita che aveva nel cuore e che lì  sarebbe stato agevole poter   insegnare un mestiere agli ospiti del Villaggio SOS di S.Severina, poterli mandare a scuola, lanciarli in percorsi accademici elevati se i bambini avessero dimostrato le inclinazioni e le potenzialità richieste.

Il MEIC di Crotone si impegnò allora con Pierino.

Rinnova oggi la sua promessa di diventare un soggetto facilitatore perché il suo progetto  non vada smarrito nonostante tutte le difficoltà che non si sono fatte attendere  e che,  come venti contrari,  soffiano turbolenti sull'iniziativa.