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Socci, quel giudicare Martini non è da cristiani

07 Settembre 2012

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di Pietro LACORTE

Ho avuto modo di leggere con ritardo l'articolo sul cardinale Martini pubblicato su "Libero" dal giornalista Antonio Socci.
Il nostro mostra di appartenere a quella schiera di cristiani che ritengono di possedere tutta la verità e di essere autentici interpreti del Vangelo. Criticano i modi di essere e di agire di un gigante come Martini dalla fede sofferta e continuamente validata e verificata, richiamandosi ad alcune affermazioni di Cristo che forse essi per primi disattendono nel loro modo di essere e di agire quotidiano.
Il dott. Socci si è per caso mai domandato se è lecito per lui, cristiano, esprimere giudizi su un altro fratello di fede formulando opinioni nel merito con una assolutezza sconcertante?
Non siamo tenuti noi uomini di fede ad assegnare solo a Dio il potere e il diritto di giudicare l'operato di ogni uomo?
E' scritto infatti nel Vangelo "Non giudicate e non sarete giudicati"; ma questo invito di Gesù il Socci evidentemente lo ignora del tutto nel suo scritto. Egli arriva perfino a temere che il cardinale Martini abbia conservato la fede fino alla fine, ritenendosi evidentemente giudice incontrovertibile, mentre si permette di ritenere inaccettabile sul piano della fede giudizi di stima e di considerazione espressi da eminenti personalità della cultura che non hanno il dono di quella fede che essi riconoscono essere stata espressa nella vita del cardinale Martini in modo autentico ed esemplare.
Il Socci ritiene forse che un cristiano non debba preoccuparsi di dialogare con chi cristiano non è, e di porsi comunque nei panni di quanti sono alla ricerca di una verità che non hanno avuto la fortuna di acquisire.
Ma il nostro ha mai avuto modo di riflettere sulla vita quotidiana di Gesù, il quale amava trattenersi con i peccatori e con le prostitute, persone alla quali voleva far giungere il suo messaggio di misericordia e di comprensione? Che cosa ha mai fatto il cardinale Martini, attraverso la "Cattedra dei non credenti", se non cercare di imitare Gesù, il quale era più preoccupato di andare in cerca delle pecorelle smarrite che vivere nella sicurezza con i suo più vicini seguaci?
Ma il Socci appartiene alla schiera di alcuni cristiani, per fortuna non maggioritaria, che ritengono di poter giudicare tutti dall'alto delle loro sicurezze e di attuare il regno di Dio cercando di controllare ogni fonte di potere, non lesinando applausi ed elogi ai potenti di turno, come è dato rilevare ricorrentemente nel corso degli incontri di Rimini.
No! Io rifiuto di riconoscermi in cristiani come Socci, nella speranza di conservare una fede che si consolida solo nell'esercizio dell'umiltà e nel rispetto del modo di essere di ogni fratello, credente o non credente che sia.

Pietro Lacorte