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Insieme contro il terrore, testimoni del Libro

14 Aprile 2017

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di VITO D'AMBROSIO

Due persone hanno schiacciato un bottone o tirato una cordicella, o usato un cellulare, insomma hanno fatto click e sono saltati in aria, smembrati dalle bombe indossate come panciotti. Insieme a loro decine di altre person t sono state squarciate da quelle bombe, in Egitto. Nell'Egitto misterioso governato dai generali, che possono consentirsi il lusso terribile di catturare, senza alcun motivo plausibile, un ragazzo italiano, torturarlo selvaggiamente fino alla morte e poi di "imbrogliare" carte e prove per non pagare le conseguenze di questa faccenda, oltraggiando la dignità di una nazione, l'Italia, che non riesce a trovare un sistema per accertare fatti e responsabilità.

In questo Paese "strano" domenica scorsa sono esplose due bombe, nei pressi o all'interno di chiese cristiane di rito copto, in mezzo ad una folla di fedeli riuniti per celebrare il ricordo della Passione di Cristo. Più di 40 i morti, molti di più i feriti, ma é rimasto incolume il massimo rappresentate religioso, chiamato papa anche lui come il vescovo Roma.

Dopo la tragica carneficina, un diluvio di parole, secondo un rito che sta diventando sempre più ripetitivo, dato il susseguirsi di eventi simili.

Forse proprio per sottolineare la peculiarità dell'evento, molti commenti si sono incentrati su una qualità delle vittime, essere,cioè, le stesse accomunate dalla fede cristiana, sia pure in una tradizione differente dalla nostra. E non pochi commentatori hanno cercato, e indicato, le cause della strage in una lucida strategia volta a cancellare i segni del cristianesimo dalle terre abitate da una stragrande maggioranza di fedeli dell'Islam.

Adesso, calata la polvere dell'esplosivo, ripresa una parvenza di normalità nella vita di quei nostri fratelli, é possibile forse, svolgere un ragionamento più pacato e più attento, che cerchi di tenere insieme parecchi elementi non sempre omogenei.

Il punto di partenza è l'osservazione, basata sulla solidità dei fatti, che il Cristianesimo, nella sue diverse tradizioni, sta affrontando un passaggio tragicamente critico in non pochi Paesi con popolazioni a maggioranza musulmana, quasi un contrappasso molto ritardato dell'epoca delle Crociate, con la loro scia di sangue.

Ma dietro queste vere e proprie persecuzioni non c'è un unico disegno, e, soprattutto, il bersaglio non è sempre la dottrina di fede, quanto, spesso, una posizione politica legata ad una professione di fede (due esempi per tutti: i massacri effettuati da Boko Haram in Nigeria e la feroce guerra civile in Sudan. In entrambi i casi i cristiani vengono martirizzati  soprattutto in quanto rappresentanti di una posizione di potere contraria a quello dei persecutori).

L'altro elemento centrale di questa tristissima riflessione è che la violenza stragista non si rivolge soltanto contro i cristiani, ma non poche volte le vittime sono fedeli musulmani e il luogo delle stragi sono le moschee   (inutile fare un elenco, che sarebbe comunque lunghissimo). I terroristi dell'Isis, ai quali va attribuita la responsabilità delle stragi egiziane, hanno, e non solo loro, nel passato molto recente compiuto azioni analoghe contro i musulmani sciiti, minoranza nel mondo però maggioranza in alcuni Paesi mediorientali. Una possibile chiave di lettura di questa mattanza si può trovare nella secolare contrapposizione tra i due Paesi dominanti nell'area, l'Iran sciita e l'Arabia Saudita sunnita, che si affrontano per interposti fanatismi.

Una prima conclusione, ovvia ma contrastata da interessati estremismi, è che ogni generalizzazione è sbagliata e la più sbagliata è quella che vorrebbe tutto l'Islam ferocemente avversario del Cristianesimo (e si tralasciano le riflessioni sulla esplosiva situazione in terra di Israele, peculiare ma non incompatibile con quanto accennato in questa sede).

Una seconda considerazione parte dal presupposto che l'Islam è comunque una delle tre religioni monoteiste del Libro , e che, appunto il Libro di ognuna di esse -la Bibbia, la Bibbia con il Vangelo, e il Corano- presenta lineamenti dottrinali, teologici e morali in buona parte simili, specie sul tema delle misericordia. Nel  primo versetto del Corano, infatti, si legge "In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso"; anche nel Vecchio Testamento si legge, tra l'altro :"Abbi pietà di me, o Dio/ nella tua misericordia"(Sal. 51, 3). Innumerevoli, infine i richiami alla Misericordia del Signore nel Vangelo, e valga per tutti la parabola del padre misericordioso (piuttosto che del figliol prodigo).

In questa luce vanno cercati, allora, con infinita e paziente umiltà, i sentieri per uscire "a riveder le stelle", come dice padre Dante lasciando l'Inferno.

Il primo sentiero é la decisione di Papa Francesco di confermare la sua visita in Egitto ai fratelli copti, per portare loro la fraterna solidarietà di noi cattolici (e si leggano le bellissime parole del papa sulla speranza della pace e l'assurdità della guerra, quella che, secondo un suo costante pensiero, si sta combattendo a pezzi nel mondo).

Un secondo suggerimento  ci viene dall'atteggiamento dei fratelli copti, pieni di dolore, ma intenti ancora alla loro professione di fede misericordiosa, anche dopo la tragedia che li ha colpiti nella carne.

Altra fonte di ispirazione si può trovare nella parole di Francesco e Kirill, il Patriarca della Chiesa ortodossa russa, nel loro incontro a Cuba nell'anno scorso.

Nè va dimenticato il messaggio di speranza inviato al papa da Abu Mazen il capo dell'Autorità Palestinese.

Per chiudere con la ricchissima raccolta di riflessioni ed esortazioni  scaturite in occasione degli incontri di Assisi, dove il 27 ottobre 1986 papa Giovanni Paolo II invitò ad un incontro ecumenico, per la prima volta, i rappresentanti di tutte le religioni della terra, con una decisione che ha dato origine ad una vera e propria consuetudine.

Tocca perciò a tutti noi  essere testimoni del messaggio del Libro, ognuno del suo, cercando ciò che ci unisce, ed è più di quello che pensiamo. Se poi in qualche tragica occasione la testimonianza torna alla sua radice etimologica,e diventa martirio,ognuno nel suo Libro potrà trovare la forza per proseguire, raccogliendo il testimone (quante variazioni su questo vocabolo!) da chi é caduto, in una staffetta senza fine di fede e speranza.

E perciò in nome del Cristo ucciso ignominiosamente per noi e risorto per la nostra salvezza in questi giorni di Pasqua, scambiamoci gli auguri, non rituali né abitudinari, ma pieni di pensieri, di preghiere al Padre e di un amore speciale per i fratelli martiri.