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Nell'impegno di Cortellese l'impronta del Concilio

08 Novembre 2012

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di MARINELLA V. SCIUTO

Nel clima di celebrazione dei 50 anni dall'inizio del Concilio Vaticano II, ben si colloca il Convegno su "Mario Cortellese: un laico cristiano al servizio del bene comune". Il Convegno, organizzato dall'Ufficio di Pastorale della Cultura della Diocesi di Acireale e del MEIC, ha inteso approfondire l'esemplare figura di Mario Cortellese (1913-2010), docente, direttore di periodici cattolici e dirigente di associazioni cattoliche (FUCI, Laureati Cattolici, Azione Cattolica, ACLI).
Il convegno ha esplorato sia l'impegno del professore nella Chiesa, sia la missione svolta come educatore e pubblicista. Hanno preceduto le numerose comunicazioni due relazioni sul contesto ecclesiale e civile in cui si è collocata la sua testimonianza.

La prima sessione, coordinata da Carlo Cirotto, Presidente nazionale MEIC, dopo l'introduzione del Vescovo di Acireale Mons. Antonino Raspanti, si è aperta con la relazione di don Massimo Naro (Facoltà Teologica di Sicilia), che ha presentato una aggiornata analisi della "questione" del laico nella Chiesa, soffermandosi sulla Esortazione di Giovanni Paolo II "Christifideles laici" e ricercando nel Concilio le prospettive più innovative del ruolo del laico, quale ponte tra la Chiesa e il mondo. Nella vicenda umana e cristiana di Cortellese egli ha letto una significativa esperienza del "carattere secolare" della vocazione del laico, chiamato a "cercare il Regno di Dio trattando le realtà temporali e ordinandole secondo Dio" (LG,31).
Le successive comunicazioni hanno trattato il servizio svolto da Cortellese nella FUCI degli anni '30 (Tiziano Torresi, Scienze Politiche dell'Università Roma Tre), nel Movimento Laureati di Azione Cattolica e nel MEIC (Giuseppe Rossi, responsabile dell'Ufficio Diocesano di Pastorale della Cultura di Acireale), nell'attività pastorale della Diocesi di Acireale (Consiglio pastorale, Consulta dell'apostolato dei laici, Scuola di politica) (Salvatore Leonardi, Osservatorio MEIC su Lavoro ed Economia), nella Comunità parrocchiale di S. Paolo di Acireale (don Sebastiano Raciti, attuale parroco). Infine, la nipote Manuela Cortellese ha tracciato un commosso profilo del nonno, rievocandone la cura e la tenerezza nell'assistenza alla moglie malata e il grande affetto per i nipoti.

All'inizio della seconda sessione, coordinata da Marinella Sciuto, Presidente del MEIC di Acireale, Giorgio Campanini, già docente di Storia delle Dottrine Politiche nell'Università di Parma, ha affrontato il tema "Gli intellettuali cattolici e la rinascita della democrazia in Italia". In contrasto col "luogo comune" di una subalternità del "pensiero cattolico" nei confronti del liberalismo e socialismo in Italia nel periodo 1945-75, egli ha ricostruito alcune tappe fondamentali dell'apporto dei cattolici sia alla definizione della fisionomia dello Sato democratico (a partire dal "Codice di Camaldoli" del 1943 alla stesura della Costituzione, attraverso personalità come La Pira, Dossetti, Moro) sia allo sviluppo di un' "economia sociale di mercato" (attraverso figure come Paronetto, Vanoni, Fanfani). Le successive comunicazioni hanno trattato l'impegno di Cortellese nella scuola negli anni '60 e '70, in particolare di fronte alla contestazione del ‘68 (Giovanni Vecchio, già dirigente scolastico e pubblicista), la sua idea della partecipazione nel processo educativo ( Chiara Canta, Università Roma Tre, la sua lunga attività giornalistica, quale direttore di Presenza Cristiana (quindicinale di Catania, 1953-58), L'Avvenire di Sicilia (settimanale di 8 diocesi della Sicilia orientale con redazione a Catania, 1961-64) e Appunti di Comunità (1982-1990), esplorata da Rosario Musumeci (già membro della redazione) per i temi di politica italiana e di vita della Chiesa e dal pubblicista Giuseppe Grasso Leanza per i profili di politica internazionale. L'apporto di Cortellese con le sue lezioni sulla Divina Commedia. all'Università Popolare Cristaldi di Acireale è stato ricordato dal suo Presidente Alfio Mazzaglia

Nelle conclusioni Giuseppe Rossi ha applicato la parabola delle quattro stagioni, usata dal card. Martini, per riassumere le tappe dell'itinerario esistenziale di Cortellese: dal tempo dell'"imparare" a quello del "comunicare", dall'esperienza del "ritiro nel silenzio" alla condizione del "mendicante" e ha indicato la principale eredità che Cortellese ci lascia nell'invito all'uomo di cultura ad assumere le proprie responsabilità sociali e politiche e al credente ad esercitare il diritto/dovere di partecipazione attiva del laico alla missione di evangelizzazione e promozione umana della Chiesa.


Una poesia per Cortellese

Durante il Convegno dedicato a Mario Cortellese, il poeta Nino Grasso Atlante ha voluto ricordare «‘u Prufissuri» con questa bella poesia in vernacolo da lui stesso composta, introdotta e declamata.

«Buona serata a tutti Voi ed un sincero grazie al Prof. Giuseppe Rossi, organizzatore del Convegno e all'Amico Presidente Prof. Mazzaglia e Collaboratori di questa gloriosa Università Popolare Giuseppe Cristaldi per avermi concesso questo breve spazio, che mi gratifica e mi onora non poco. Anche io sono stato un modesto ‘porta borracce' di questa lodevole Istituzione, che tutt'oggi esiste e resiste malgrado le non poche difficoltà.
In una simpaticissima serata, qualche lustro fa, in questo stesso salone di San Paolo, scambiamo i saluti di rito. Per la stima verso un Uomo veramente eccezionale, per l'occasione, mi permisi di leggerGli questa modesta ‘dedica in vernacolo' con la quale ho voluto significarGli il mio affetto; la ripropongo con rinnovata commozione».

Al Prof. MARIO CORTELLESE

La cerza stenni ginirusi vrazza,
gòdinu all'umbra aceddi e cchiù pirsuni;
idda, ccu l'occhi di li frunni abbrazza
tanti riôrdi cari ... e sdirrubbùni.
Sutta lu Munti, ‘n cima a ‘na turretta,
ora ca sapi tuttu di ‘sta vita,
campa sirenu e ‘a genti lu rispetta.
Lu so' sapiri e la saggizza ammita,
l'Amicu-Prufissuri Cortellesi:
faru lucenti di ‘sta nostra Jaci,
lassò la ‘so Cità e cca si stesi:
pirchì a lassàri nui ... non fu capaci!
‘N galantomu pacifico e gintili,
tant'anni d'amicizii e ‘nsignamentu,
ccu li so' modi a nuddu desi abbìli:
ppi chissu miritassi ‘n munumentu!
Credente, e sempri liggiu ê so' duvìri,
duci ‘ntê so' pinzeri e a lu parrari,
lu so' surrisu ammuccia ogni suffrìri
e ppi buntà ti ci poi cunfissari.
Furma di stampi prizziùsi e rari;
putiri di virtù e canuscenza
ca ll'hannu dintra e li sannu ‘nsignari;
cchiù si ni trova picca ‘i ‘sta simenza!
Si' cunta Danti o spiega ‘u "Paradisu",
puru l'angili ascùtanu d'u celu;
e si ci leggi chiaru ‘nta lu visu
lu gudimentu e ‘n prufunnu rivelu.
L'hàutu a scutari, sì!, ‘nsinu a ‘ddà sira,
ca lassò puru ‘st'Università;
la so' "Cummedia" rizzittò e la lira,
ca certu sempri e ô spissu suonerà.
E nui ca semu amici jacitani,
tistuzzi duri ma ricanuscenti,
quannu ‘u ‘ncuntràumu ci abbattèumu i mani
puru ‘nto menzu ‘a' strata e a tanti genti.

PROPRIO PERCIÒ:

‘Stasira tutti ccà semu prisenti
per onorare la cara memoria;
grata e fidili a li so' nsignamenti
Aci orgogliosa ‘u scrissi ‘ntra so storia.
Iddu, certu s'attrova ‘n Paradisu:
tutti l'amici ca ci semu ccà
‘na prijera mannàmucci ... e ‘n surrisu
Culleghi so' di ‘sta Università.
Nino Grasso Atlante

È un vero peccato che molti di noi, per ovvi motivi linguistici, non riescano a godere appieno della poesia di Atlante. C'è qualche amico acese disposto a ‘tradurla'?