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Siria e Medio Oriente: per una cultura politica attenta a capire le crisi del mondo

18 Aprile 2018

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di MARIO SERAFIN

Le settimane trascorse dal 4 marzo confermano il giudizio qui dato da Riccardo Saccenti sul quadro politico emerso dall'esito delle elezioni: «profondamente nuovo ed estremamente fragile». Una fragilità messa alla prova anche nella politica estera, verso la quale le forze politiche più votate  già in campagna elettorale mostravano un atteggiamento discorde e non di primaria attenzione. Le divergenze sono apparse anche nel dibattito delle nuove Camere sull'attacco missilistico americano e sull'uso di armi chimiche in Siria. E' tuttavia innegabile  il condizionamento delle relazioni internazionali ed europee  sulla nostra realtà interna, sulle scelte necessarie per affrontare le «due profondissime fratture di ordine sociale e geografico» delle quali i risultati del voto sono segno.

Nel nostro «Paese da ricucire» importa molto promuovere una cultura politica attenta alle questioni internazionali, alle crisi mondiali. Esse, per quanto acute in quadranti regionali,  hanno ricadute e conseguenze che si espandono fino a noi e che vanno percepite da uno spirito di solidarietà, inclusione sociale, non indifferenza.

Consideriamo la guerra in Siria. Da sette anni, con ormai 400mila morti, distruzioni immani, milioni di profughi e di sfollati, si soffrono le conseguenze tragiche di più conflitti : fra i ribelli e il regime degli Assad (che garantiva sicurezza alle minoranze cristiane); tra i musulmani  sunniti, maggioranza della popolazione, sostenuti dall'Arabia Saudita,  e gli alauiti, branca sciita cui appartiene la famiglia regnante, aiutati da Iraq, Hezbollah libanesi, Iran; fra i curdi, presenti in tutta la regione, e i combattenti dell'Isis, lo Stato islamico; tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia,  favorevoli agli insorti, e la Russia, che ha due basi militari in Siria e l'ha resa un suo protettorato. Ovviamente sottostanno interessi strategici, economici, commerciali.

Un quadro davvero complicato, esempio e specchio dello scacchiere che chiamiamo Medio Oriente. Esso ha caratteristiche estensibili a tutta l'Africa e l'Asia mediterranea, comprendendo  la Turchia fino al Caucaso, la penisola arabica, Israele e Palestina, l'Iran, fino all'Afghanistan e al Pakistan.

E' importante prendere coscienza di alcune dimensioni fondamentali della storia del Medio Oriente, per comprendere le ragioni della conflittualità profonda che ne caratterizza le vicende. Un riepilogo interessante e approfondito è offerto dal numero speciale monografico, 11/2017, della rivista Egeria. editore Nerbini di Firenze: Giuseppe Dossetti e il Medio Oriente. Negli studi raccolti si ritrova tutto il rigore, intellettuale e spirituale, dell'uomo e del cristiano che a Gerusalemme e nella regione trascorse lunghi anni, vi portò la famiglia religiosa di cui è stato fondatore e vi indagò i «movimenti di pensiero e di popolo», il pluralismo religioso ed etnico, la geopolitica, le relazioni con le potenze straniere, il «mistero d'Israele» distinguendolo dalle vicende e dalle ragioni degli scontri arabo-israeliani e israelo-palestinesi.

Dossetti è severo nel denunciare gli errori dell'Occidente, specie degli Stati Uniti. In questa fase di declino del loro soft-power, di crisi dell'egemonia americana e divisioni nell'Unione Europea, entro la quale appare chiara l'esigenza di cammini differenziati d'integrazione, l'Italia e gli stati fondatori dovrebbero elevare la qualità della loro politiche, perseguire interessi comuni avendo cura di preservare le istituzioni democratiche, condividere valori umani, prospettive di pace. Riandare al pensiero di uomini e donne lungimiranti, approfondirlo, tradurlo nei passaggi nuovi, è compito affascinante per chi non vuole rinunciare a una cultura politica adeguata alle esigenze e ai segni dei tempi. Una responsabilità intellettuale, anche di pulizia concettuale nelle analisi e nelle scelte politiche.