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"Uomo della parresia": ricordo di Franco Bolgiani

01 Agosto 2012

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di MARTA MARGOTTI

Cari amici e amiche del MEIC, il 26 luglio si sono svolti a Torino i funerali di Franco Bolgiani, stimato studioso di storia del cristianesimo e appassionato protagonista della vita culturale e religiosa italiana. Era nato a Milano nel 1922, da una famiglia originaria di Carignano. Nella sua lunga attività, ha saputo elaborare e diffondere la conoscenza dei fenomeni storico-religiosi, con una rara capacità di muoversi su temi molto distanti: dalla letteratura cristiana antica alla storia della Chiesa ortodossa russa, dalla cristianità medievale ai processi di secolarizzazione in epoca contemporanea. Formatosi alla scuola di Michele Pellegrino, dagli anni Cinquanta ha insegnato nell'ateneo torinese, trasmettendo la sua passione per la ricerca a centinaia di studenti. Ha collaborato alla nascita e allo sviluppo di numerose istituzioni, che negli anni hanno consolidato lo statuto scientifico delle discipline storico-letterarie religiose, tra cui la Biblioteca di scienze religiose "Erik Peterson" e la "Rivista di storia e letteratura religiosa". È stato membro dell'Accademia delle Scienze di Torino.
A fianco di questa intensa attività di studio, ha partecipato con intelligenza e curiosità alle vicende del cattolicesimo italiano del secondo dopoguerra. Aderente ai Laureati cattolici e al MEIC, rappresentante del Consiglio pastorale diocesano di Torino tra gli anni Sessanta e Settanta, si è costantemente impegnato per offrire ai credenti gli strumenti per capire i fondamenti e il significato della fede cristiana, senza nascondere le responsabilità della Chiesa per i travisamenti dell'essenzialità evangelica. Fece scalpore il suo intervento al convegno ecclesiale della Chiesa italiana "Evangelizzazione e promozione umana» del 1976: invitato a svolgere la relazione "I cattolici nella vita italiana degli ultimi trent'anni", sottolineò con franchezza - insolita per gli ovattati ambienti ecclesiastici - le gravi mancanze del cattolicesimo italiano del dopoguerra, in campo sia culturale, sia politico.
La parresia - la "libertà di dire tutto", la virtù che i padri della Chiesa ricordavano essere una dote necessaria per il cristiano - era per Franco Bolgiani non soltanto un tratto caratteriale inconfondibile, ma il risultato di un'inesausta volontà di chiarezza, senza la quale tutto - compresa la fede - precipita in un'inutile quanto dannosa confusione. Per coloro che lo hanno conosciuto rimane la ricchezza del suo insegnamento accademico e umano basato sulla convinzione che soltanto attraverso il dialogo tra saperi diversi e, ancora prima, tra persone dalle appartenenze differenti si può costruire una reale convivenza umana.