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Unioni civili: sė, ma niente confusione col matrimonio. E prima di tutto tuteliamo i bambini

26 Gennaio 2016

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Nota della
Presidenza nazionale del MEIC

Tra poco comincerà il dibattito in Senato sul tema delle unioni civili, ed ognuno cercherà di far vincere i propri argomenti, purtroppo prevedibilmente con toni non sempre accettabili. Diviene quindi necessario che ognuno sappia ascoltare le ragioni dell'altro, perché su questi temi si confrontano sensibilità e idee differenti, e una sintesi è necessaria.

Il MEIC è convinto che sia compito dei laici cattolici partecipare al dibattito, con passione e serenità, e cercando più ciò che unisce di ciò che divide, anche su temi di tale rilevanza morale e civile.

Riteniamo necessario ammettere e disciplinare legislativamente le unioni civili, non solo per ragioni di aggiornamento sociale e giuridico (ci sollecitano la Corte Costituzionale e la Corte Europea), ma anche per ricostruire un equilibrio sociale che tenga conto dei diritti e doveri di tutti.

Le unioni civili sono una formazione sociale, come scritto all'art. 2 della Costituzione, e quindi non possono essere equiparate al matrimonio; è chiarissima in tal senso la Corte Costituzionale nella sua sentenza del 2010 (e perciò vanno cancellati nella legge tutti i riferimenti al matrimonio); e le stesse parole recentemente pronunciate da Papa Francesco «La famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo, appartiene al "sogno" di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell'umanità» sono un importante riferimento, per ogni uomo che in esse si riconosce.

Anche il tema dell'adozione richiede grande attenzione: la legge deve farsi carico di tutelare anzitutto i diritti dei bambini già nati e per quelli non ancora venuti alla vita individuare soluzioni che prevedano comunque il divieto assoluto del cosiddetto "utero in affitto" e di ogni forma di maternità surrogata.

I laici cattolici, nel partecipare alla discussione sul tema, debbono puntare a una legge che riconosca la pari dignità di ogni soggetto, ma il comandamento dell'amore impone che essi si impegnino in particolare per assicurare ai più deboli, prima di tutto i bambini, una tutela che garantisca uno sviluppo armonico della loro personalità.