Menu principale
In evidenza
BANNER 5X1000
banner facebook
Banner Giovani
Newsletter
Area riservata
News
PrintE-mail

"Mi ostino a credere nel Vangelo di Cristo, nonostante tutto"

10 Giugno 2013

Immagine

Riceviamo da Pierino Lacorte, presidente del Meic di Ostuni e autorevole personalità del Movimento, una riflessione che vogliamo condividere con tutti gli amici del Meic e lasciare aperta al dibattito.


Avverto l'esigenza di esprimere ad alta voce il disagio che continuo a provare nel vedere una Chiesa-istituzione che stenta a "trovare le forme autentiche della testimonianza evangelica" (E. Conti).
Mi attendo una Chiesa povera, che non possieda banche, che sia priva di sontuosità che il momento storico attuale non riesce più ad accettare; una Chiesa che opera la carità senza propagandare e andare in TV le varie attività assistenziali che realizza nel mondo (Gesù non ha affermato che la destra non deve vedere quello che fa la sinistra?); Chiesa che faccia ammenda dei suoi errori e dei suoi peccati, ma che sia anche impegnata a ricercarne le cause profonde per eliminarle radicalmente ; Chiesa che nelle assemblee dei vescovi non ci parli più della situazione civile e politica dell'Italia, ma ci parli invece della condizione attuale della comunità dei credenti e dello stato di attuazione del Concilio; Chiesa "meno attenta alle forme del potere" (Gaudium et Spes); Chiesa priva di apparati burocratici e di rappresentanze diplomatiche, i cui costi, non più giustificabili, potrebbero essere impiegati in opere di carità; Chiesa sempre chiaramente schierata dalla parte dei poveri; Chiesa priva di movimenti autoreferenziali che ritengono di possedere la verità intera e non sono affatto disposti al dialogo ed al confronto con quanti sono umilmente nella ricerca della stessa.

Cacciari ha affermato che "il rischio è che la Chiesa non riesca a presentarsi come segno di contraddizione in un mondo ormai assuefatto alla indifferenza".

Nella Gaudium et Spes è scritto che "la Chiesa non è mossa da alcuna ambizione terrena; essa mira a continuare l'opera stessa di Cristo, il quale è venuto a servire e non a essere servito", mentre il cardinale Martini, dopo aver osservato che "se si parla di Dio occorre farlo con serietà, altrimenti è meglio non avere il suo nome sulle labbra",ha poi invitato a riflettere che "Gesù ha risvegliato le energie più intime dei poveri e ne ha fatto politica".

Nonostante ciò, noi laici - credenti stentiamo ad impegnarci nella ricerca del bene comune, continuando a ritenere che l'attività politica sia una cosa sporca e non invece "la più alta forma di carità", secondo quanto affermato da Paolo VI.

Don Primo Mazzolari aveva già osservato a suo tempo, che "l'intelligenza cattolica non ama, né sopporta il rischio" e si chiedeva "come si possa oggi trovare udienza fra gli operai e fra le stesse classi colte, che sinceramente ed appassionatamente pensano al bene comune, con una tal paura in corpo".

La provvidenza ci ha dato oggi un pontefice che scuote quotidianamente le coscienze di tutti, chierici e laici, e traccia percorsi in linea con gli indirizzi del vangelo di Cristo. Ho però il forte timore che ancora una volta gli apparati istituzionali della Chiesa possano finire con il prevalere, soprattutto se noi fedeli tutti continueremo a limitarci a lamentarci e non faremo cerchio intorno al Pontefice, sostenendolo nella nuova pastorale che sta impressionando il mondo intero.

Persiste anche in me il timore che l'afasia degli intellettuali cattolici continui a persistere in un mondo, come l'attuale, che, per essere cambiato, richiede un'attiva presenza con progetti di speranza che solo il cristianesimo può offrire nel solco della solidarietà e della condivisione empatica dei bisogni.
Il cristiano non può assistere passivamente a quanto gli accade intorno; non può mai arrendersi; non può attendere che altri lo stimolino all'azione. Egli deve vivere nella storia e contribuire a darle significato.

Einstein, a suo tempo, ha osservato che "il mondo è quel disastro che vediamo, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno a guardare".

Non ci è più consentito stare a guardare!

La nostra fede non ce lo permette!

Dio non ce lo perdonerebbe mai!


Pietro Lacorte