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Dobbiamo credere nel principio di sussidiarietà

18 Aprile 2014

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di PIETRO LACORTE

Caro Carlo,

ho partecipato ad una tavola rotonda sulla famiglia in Crotone il 15 marzo u.s., su invito della delegazione regionale MEIC della Calabria.

Come potrai constatare nella relazione che ti ho inviato a parte, ho cercato soprattutto di riferire sulle esperienze di cittadino, di volontario e di medico che mi hanno fatto maturare solide convinzioni sull’importanza della famiglia tradizionale per una crescita normale di ogni persona, in virtù del ruolo esercitato da ogni suo componente.

Alla luce di studi e ricerche di eminenti studiosi del campo, ho desiderato porre  in risalto i doveri che le istituzioni devono avvertire verso quella che è sempre stata considerata la struttura fondamentale di ogni società, specie in alcune realtà spesso dimenticate ed abbandonate a se stesse.

Sono rimasto toccato dal coraggio che mostrano alcune persone che non rinunciano mai a difendere la propria dignità di cittadino in un ambiente di vita, in cui tutto può concorrere ad indurre alla rinunzia.

Vi sono amici che, forti dell’eredità di una antica civiltà e amanti di una terra caratterizzata da paesaggi bellissimi ma abbandonata all’incuria dei più, continuano a trovare la forza di creder ancora nella promozione di un popolo che, purtroppo, per la maggior parte, non mostra più speranza alcuna di riscatto. Persone che si ostinano a vivere nella loro terra, a credere nel valore della cultura e nel dovere di una fede da professare con la testimonianza di una vita coerente ed impegnata.

Ti scrivo nel fermo proposito di cercare di convincere tutti noi del MEIC, ancora una volta, a cambiare indirizzo al nostro essere movimento, ad essere maggiormente presenti ed attivi laddove urgono problemi che non possono essere ulteriormente differiti nella loro soluzione. Problemi che non dobbiamo più analizzare in estenuanti e ripetitivi dibattiti né proporre soluzioni aspettando poi che le istituzioni se ne assumano la responsabilità, anche se siamo convinti che le stesse ormai latitano ovunque. Dimentichiamo che esse sono gestite da uomini come noi che spesso deleghiamo passivamente, senza riflessione alcuna, ad amministrare la cosa pubblica. Dimentichiamo continuamente che il titolo V della nostra Costituzione sancisce “il principio di sussidiarietà” che ci obbliga ad organizzarci nei cosiddetti mondi vitali per l’erogazione degli essenziali servizi alla persona.

Ho constatato che gli amici del MEIC di Calabria continuano a credere nel principio di sussidiarietà e cercano di metterlo in pratica con ogni sacrificio e rischio personale.

Spetta a noi tutti dare loro una mano organizzandoci diversamente sul piano nazionale al fine di sentirci più comunità di cittadini e di popolo di Dio, sempre aperti ad una condivisione empatica di ogni bisogno, ovunque e comunque espresso.

Caro Carlo, sono oramai arciconvinto che questa è la strada che dobbiamo battere d’ora innanzi per diventare significativi e più efficaci come movimento nella comunità nazionale ed in quella ecclesiale.

Papa Francesco ci invita ad uscire continuamente fuori dai nostri steccati, ad essere attivamente presenti nelle nostre realtà per poter trasmettere a tutti “la speranza che è in noi”, rinnovando l’invito del primo Vicario di Cristo.