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REGGIO CALABRIA Agostino, una fede "pensata"

28 Giugno 2013

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Pubblichiamo un resoconto del 35° Incontro di lettura spirituale dei Padri della Chiesa promosso il 1-2 giugno scorsi dalla Biblioteca Arcivescovile "Mons. Antonio Lanza" e dal Meic reggino. Il titolo era "Sant'Agostino e la fede - Fides quaerit, intellectus invenit (Trin. 15,2.2)".


    Un'iniziativa nata nello spirito del Concilio Vaticano II, per alimentare l'interesse alla conoscenza e alla meditazione delle fonti della fede rispondendo alla sollecitazione conciliare di favorire un più largo accesso alla S. Scrittura e ai sui primi commentatori e divulgatori, quella degli Incontri di lettura spirituale dei Padri della Chiesa, promossi dalla Biblioteca Arcivescovile "Mons. Antonio Lanza" e dal MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) e giunti quest'anno alla XXXV edizione. Rivolgendosi non a cultori della materia, ma ai cristiani tutti, nelle diverse vocazioni e ministeri, hanno inteso essere un ulteriore strumento formativo per affiancare e sostenere il servizio, ad un tempo intellettuale e pastorale, della Biblioteca Arcivescovile alla vita della Comunità diocesana. Gli Incontri negli anni hanno permesso un'ampia rivisitazione dei primi secoli dello sviluppo cristiano, tempo privilegiato in cui la Scrittura si annunciava e la fede veniva pensata e si inculturava nel mondo, facendo dei Padri memoria grata e testimonianza viva e significativa anche per le sfide e la speranza dei cristiani di oggi.

       Nel contesto dell' Anno della fede l'Incontro di quest'anno, Sant'Agostino e la fede, ha ripreso la traccia proposta nel Motu proprio La porta della fede da Benedetto XVI,dove si riconosce nella vita del Vescovo di Ippona "una ricerca continua della bellezza della fede" e nei suoi scritti "nei quali vengono spiegate l'importanza del credere e le verità della fede" un patrimonio di ricchezza ineguagliabile" valido ancora oggi per quanti vi vogliono accedere. Le relazioni dell'agostiniano p. Giuseppe Caruso, docente presso l'Istituto  Patristico Augustinianum di Roma, hanno presentato le tematiche, diverse e complementari, della dinamica dell'atto di fede e dei suoi contenuti attraverso due opere che si collocano nei primi anni di sacerdozio di Agostino.

     Nella prima, L'utilità del credere, rivolgendosi all'amico Onorato, da lui iniziato negli anni giovanili al manicheismo, quando entrambi erano allettati dalla promessa di conoscere la verità con la sola ragione, insiste sul bisogno che l'uomo ha di fondarsi sulla fiducia riguardo a tutto ciò di cui non può fare esperienza diretta, e quindi sulla priorità temporale della fede, considerata come modalità di conoscenza comune a tutti gli uomini e non violenza dell'autorità della Chiesa. Naturalmente nel mutato scenario culturale contemporaneo, che ha esteso il campo di ciò che è conoscibile scientificamente, non tutta l'argomentazione agostiniana risulta ugualmente efficace, ma va recuperata sul piano esistenziale: lo stesso Agostino  si propone, prima di presentare i contenuti della fede cristiana, di indicare la strada da lui stesso seguita nella ricerca della verità, a partire da quell'inquietudine da cui è maturato il suo atto di fede, come orizzonte di senso che ha dato un nuovo significato alla sua vita. Chi crede "si fortifica credendo", purifica la ragione e può quindi impegnarsi nell'esercizio dell'intelligenza sia per la comprensione personale, sia per la predicazione agli altri, perché siano aiutati ad approfondire la propria fede.

    Da questa preoccupazione nasce la seconda opera esaminata,  La fede e il simbolo, rielaborazione della conferenza tenuta da Agostino presbitero al Sinodo dei vescovi africani svoltosi a Ippona nel 393. Si tratta di una spiegazione del Simbolo non indirizzata come nei Sermoni ai catecumeni, ma ai vescovi per un loro aggiornamento teologico. Vi emerge l'impegno di formare culturalmente dei pastori capaci a loro volta di aiutare i fedeli a capire i contenuti della fede senza essere vittima degli inganni e delle deviazioni dottrinali degli eretici. La relazione ha ripercorso la spiegazione agostiniana degli articoli del Credo, nella sua attenzione alle implicazioni filosofiche, alle difficoltà e ai limiti del linguaggio teologico e delle sue definizioni,  nella sua ricerca di comprensione della verità più profonda ad esse sottesa.

    I numerosi interventi dei partecipanti hanno portato ad ulteriori approfondimenti sul rapporto fede - ragione, sull'esperienza e la testimonianza della fede nel mondo di oggi, sull'educazione alla fede nei diversi contesti, sul rapporto fede e amore. Si è così riproposta nel vivo l'esperienza di ricerca comunitaria vissuta nel cenacolo laicale sviluppatosi intorno ad Agostino, prima a Cassiciaco, poi a Tagaste, in cui "uomini spirituali", intellettuali cristiani, con la loro "fede pensata" hanno saputo svolgere un servizio ecclesiale, divenendo punto di riferimento nella Chiesa Africana, fucina di quei numerosi vescovi-teologi che ne hanno fortificato la fede. Un auspicio ed una responsabilità anche per le comunità ed i cristiani di oggi.

Caterina Borrello Bellieni