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Senza Ciampi la politica č davvero pių povera

18 Settembre 2016

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di VITO D'AMBROSIO
Un altro nostro grande vecchio ci ha lasciato, impoverendo la nostra scena pubblica, mai ricca di protagonisti autorevoli ed esemplari come lui.

Carlo Azeglio Ciampi è stato un uomo delle istituzioni, nelle quali ha trascorso una vita intera, servendole ed onorandole sempre al meglio. Una lunga carriera in Bankitalia, senza clamori né notorietà, arrivandone al vertice in un momento particolarmente difficile, nel quale l'Italia pareva vicina al precipizio. Quando gli attori più propriamente politici ebbero dato il peggio di sé, il presidente Scalfaro decise di affidarci alla guida del Governatore di via Nazionale, quasi del tutto sconosciuto al di fuori degli addetti ai lavori. Ciampi accettò un incarico assai difficile, svolgendolo al meglio, pacatamente ma tenacemente, cominciando a dimostrare,nel concreto, l'attaccamento al suo Paese, che poi si sarebbe trasformato in una gigantesca opera di recupero di valori, ai quali nessuno pensava potesse attribuirsi un significato simbolico, liberandoli dalla collocazione strumentale, da parte degli uni e degli altri, e trasformandoli, appunto, in simboli di una ritrovata identità nazionale, mai nazionalista. Infatti fu Ciampi a "sdoganare" la parola patria, fino ad allora causa di divisione e non di identità unificante.

Superato il momento di crisi più acuta, Ciampi passò la mano, con naturalezza ed umiltà, ma restò in un ambiente, quello politico, che non lo aveva mai visto protagonista e che illuminò con una naturalezza sincera molto poco conosciuta nei palazzi del potere. Così come visse la sua fede cristiana, sentita nel profondo e testimoniata con sobrietà.

Ricordo vividamente un lungo colloquio con Ciampi, Ministro del Tesoro, seduto in camicia e pullover alla scrivania famosa di Quintino Sella, che passò un tempo insolitamente lungo con me, Presidente di una regione medio-piccola, a spiegarmi la linea del governo, approfondendo il colloquio man mano che si accorgeva delle per lui imprevedibili conoscenze in ambito economico. Il mio iniziale imbarazzo lo spinse a mostrarsi ancora più cortese, fin a diventare quasi amichevole, con una schiettezza sorprendente in un uomo che aveva raggiunto i vertici di una carriera politica intrapresa solo per senso del dovere.

Ne uscii ancora stupito per la sua umanità totale, del tutto priva delle stigmate dei politici di professione, che pure ho conosciuto e frequentato prima e dopo di lui.
E lasciandolo con una stretta di mano, mi colpì ancora una volta lo sguardo dei suoi occhi, azzurri e limpidi, segno di una interiorità profonda eppure umile, nel senso più alto, come risaltò chiaramente nel silenzioso abbandono della vita politica, alla fine del suo servizio al paese.

Davvero la scomparsa di Carlo Azeglio Ciampi ci lascia una scena politica più spoglia, desolatamente impoverita, privata di quei valori che ,evitando sempre il rischio della retorica, aveva testimoniato e diffuso tra gli italiani, ricevendone in cambio un affetto incredibilmente forte e duraturo.