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COSCIENZA "Se cambiare non ci fa paura"

10 Luglio 2015

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di BEPPE ELIA
(da Coscienza n.1-2/2015)

Nel suo libro più recente, lo psichiatra Vittorino Andreoli si propone di descrivere  alcune caratteristiche del popolo italiano, quali risaltano dalla situazione di incertezza e di paura in cui egli lo vede immerso. Il quadro che dipinge è inquietante, non solo per la rilevanza dei sintomi evidenziati, ma forse soprattutto perché tutti noi, secondo la sua analisi, in forme più lievi o più gravi, presentiamo queste caratteristiche.

Non so dire quanto tale lettura sia realistica, ma, osservando alcune dinamiche sociali e politiche di questo momento, rimango colpito dal diffuso atteggiamento di  scontro, di ostilità, di dileggio degli avversari, di iniziativa politica volta a distruggere e a impedire più che ad affermare e proporre, di compiacimento per le situazioni negative da cui si può trarre un proprio tornaconto di gruppo o di partito.  È quello che Andreoli chiama "masochismo  mascherato" e che produce lacerazioni profonde nel tessuto sociale.

Eppure, anche avendo la percezione che questi elementi siano veri, non è dalla indignazione e dal pessimismo che possiamo trarre ragioni per il nostro domani. Dobbiamo anzi trovare nuove comuni motivazioni e nuove forze per costruire una comunità più coesa e capace di affrontare le sfide  interne ed esterne ad essa, come pure  ci serve uno sguardo lucido per vedere quanto di positivo oggi possiamo riscontrare anche nelle piccole realtà di questo Paese, quale riserva di umanità, di competenze, di generosità è presente in tanti luoghi e in tante esperienze, quanta voglia umile e positiva di cambiamento non si è ancora smarrita in molti uomini e donne.

In questa prima metà del 2015 sono passate sotto in nostri occhi le immagini delle stragi che hanno toccato anche i nostri paesi occidentali,  abbiamo guardato con angoscia l'espansione dell'ISIS fino alle coste prospicienti l'Italia e l'aumento repentino del numero di immigrati che attraversano il Mediterraneo: certo esse hanno accresciuto il timore di molti italiani verso lo "straniero" e alimentato il successo di chi su questa paura ha costruito il suo progetto politico; ma proprio per questo è necessario valorizzare le molte esperienze sociali e culturali che hanno fatto dell'accoglienza e dell'integrazione il loro segno distintivo, nella convinzione che una politica di chiusura e di respingimento è inutile prima ancora che ingiusta, e rende l'Italia (e l'Europa) sempre più gretta e senza futuro. A dispetto del drammatico quadro di insieme di cui ci parla l'illustre psichiatra, si muove anche, nelle nostre città e nelle nostre comunità ecclesiali,  un mondo solidale, aperto, coraggioso, da cui il paese può ripartire.

Allo stesso modo il quadro politico, mentre è attraversato da nuovi inquietanti fenomeni di corruzione, che alimentano la sfiducia nella classe dirigente italiana, vive una fase di rinnovamento

che tocca aspetti rilevanti del nostro assetto democratico e sociale (dalle riforme costituzionali e della legge elettorale, ai temi del lavoro, della scuola, della giustizia).  Ovviamente  questo processo riformatore è accompagnato da una varietà di valutazioni e di proposte. Importante è che chi deve decidere lo possa fare, e chi esprime critiche motivate non sia trattato come un elemento di disturbo, e un ostacolo al raggiungimento di determinati obiettivi. L'esercizio della dialettica democratica impone, da tutte le parti, una misura e uno stile che, magari non accrescono l'audience televisiva, ma garantiscono una migliore comprensione delle ragioni degli uni e degli altri.

È lo spirito con cui ospitiamo, in questo numero di Coscienza, parlando delle riforme istituzionali che sono quasi al termine del loro iter parlamentare (e c'è una nuova legge elettorale approvata), le voci di due amici, Raniero La Valle e Stefano Ceccanti: essi esprimono nel merito posizioni differenti, ma il loro contributo  ci aiuta a comprendere molti aspetti delle questioni in gioco e ci fornisce strumenti per approfondire un tema che avrà profonde ripercussione nella vita politica italiana.

E ci piacerebbe che, su altri temi di pari importanza, nei mesi prossimi, il MEIC e la sua rivista divenissero il luogo per un confronto aperto e sereno di idee e di progetti.