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Economia e legalitą: un binomio impossibile? - di Marta Margotti

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Economia e legalità: un binomio impossibile?

 

Unire economia e legalità è impossibile? Intorno a questa domanda si è svolto venerdì 7 febbraio a Torino il dibattito tra Alberto Perduca (procuratore aggiunto della Procura della Repubblica del Tribunale di Torino), Pino Masciari (imprenditore e testimone di giustizia) e Simona Borello (presidente del gruppo locale del Meic).

I processi che sono stati recentemente celebrati nel capoluogo piemontese hanno confermato che le mafie sono ormai radicate in numerose aree del nord Italia, trovando un terreno fertile in cui mischiare affari, politica e criminalità. Si tratta di legami pericolosi perché minano la struttura economica dei territori in cui si sviluppano, dato che tendono a intrecciare attività criminali e imprese che operano nell'apparente legalità. È un nodo difficile da tagliare e c'è chi sta rischiando la vita per dimostrare che un'altra strada è possibile, come Pino Masciari. Imprenditore calabrese alla guida di un'avviata impresa di costruzioni, nel 1997 decise di non sottostare ai ricatti della 'ndrangheta e di denunciare i suoi estorsori, ma la sua vita da quel momento è dolorosamente cambiata: costretto a fuggire di casa di notte, a nascondersi e cambiare continuamente abitazione insieme alla moglie e ai due figli piccoli, inserito in un programma di protezione del Ministero dell'interno, Pino Masciari ha testimoniato coraggiosamente per "senso dello Stato". Eppure il suo sacrificio non sembra essere riconosciuto. Non si è mai rimproverato per la scelta che ha sconvolto la vita della sua famiglia, ma proprio le lentezze e le contraddizioni della politica non lo lasciano tranquillo. Non è restato in silenzio e continua a denunciare perché - sostiene pieno di indignazione -«sono un servitore dello Stato e non del potere!».

La corruzione e lo spaccio di droga, il "pizzo" e la collusione con gli amministratori pubblici, il traffico internazionale di armi e i capitali nascosti nei "paradisi fiscali" sono le facce della stessa medaglia: i taglieggiatori a mano armata e gli insospettabili "colletti bianchi" a servizio delle mafie fanno parte della stessa catena criminale. Come ha ricordato il procuratore Perduca durante l'incontro torinese, le mafie hanno bisogno di riciclare le ingenti cifre provenienti dai traffici illegali e di ripulire il denaro sporco, ma anche di dare una copertura "rispettabile" ai movimenti dei propri affiliati sul territorio. La pervasività di questo fenomeno è tale che le cosche stringono solidi rapporti a livello internazionale non soltanto per gestire i traffici di armi e la tratta di uomini e donne ridotti in schiavitù, ma anche per amministrare attività economiche all'apparenza lecite. La confisca dei beni ai mafiosi, nonostante le difficoltà di tali operazioni, è la scelta che permette di tagliare le maglie di questa rete criminale che sta soffocando l'Italia.

L'incontro organizzato dal Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (http://www.meic.net/gruppi-locali/torino.php) si inserisce nell'iniziativa "Economia civile - Torino Lab", promossa da numerose associazioni torinesi di diversa ispirazione e ha ottenuto il patrocinio del Comune di Torino. Oltre al MEIC, partecipano Banca Etica, Abitare la terra, Acli, Azione Cattolica, Centro Studi B. Longo, Cisv, Coop. Arcobaleno, Consorzio Abele Lavoro, Coop. Orso, Coop. Etica nel Sole, Gioc, Coop. Mondo Nuovo, Torre di Abele, in collaborazione con la Scuola di economia civile. Alcuni dei prossimi incontri si svolgeranno nelle scuole superiori, per avvicinare gli studenti a temi importanti per il futuro - e il presente - del nostro paese.

 

 

17 febbraio 2014

Marta Margotti 

 

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