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Pentecoste - In preghiera per la pace

Il gruppo Meic di Milano e dell'Università Cattolica, Circolo "Romano Guardini", si unisce spiritualmente alla preghiera per la pace che avrà luogo in Vaticano domenica 8 giugno 2014, su invito di papa Francesco.


Sabato 7 giugno 2014, alle ore 21, presso le Suore Orsoline di via Lanzone 53 a Milano (MM2 Sant'Ambrogio), il gruppo celebrerà la Veglia di Pentecoste, pregando per la pace. Chiunque lo desideri, può unirsi alla preghiera e al piccolo momento di festa che seguirà.


Venerdì 6 giugno, il gruppo ha anche aderito all'invito della Comunità Religiosa Islamica Italiana, partecipando a un incontro interreligioso che si è tenuto presso la Moschea Al-Wahid di Milano in vista dell'incontro di preghiera promosso da papa Francesco. Qui sotto il messaggio letto in quell'occasione a nome del Meic.

 

Intervento alla Moschea Al-Wahid di Milano - 6 giugno 2014

Grazie di cuore alla Comunità Religiosa Islamica Italiana per l'invito e per aver promosso questo nostro ritrovarci. Grazie a nome mio personale e di tutto il MEIC: il Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale.

Dio è contento quando un uomo prega per un altro uomo: quando un uomo invoca su un altro uomo la Sua benedizione e rinuncia dunque alla tentazione di maledire quel fratello che talvolta è per lui motivo di letizia, ma con il quale spesso esistono seri motivi di tensione, di invidia, o addirittura di rancore. Dio è contento quando un uomo invoca la Sua benedizione su un altro uomo, e lo è ancora di più se tra i due esistono fondate ragioni e legittimi motivi di maledizione.

Ma forse Dio è ancora più contento quando due uomini pregano insieme, Lo invocano insieme, affidano a Lui un rapporto che vince così ogni barriera, perché li colloca in una comunione più grande e più profonda. Pregare insieme: forse non è possibile intimità più grande tra due amici! È più grande ancora di quella vetta dell'intimità che è il mangiare insieme, il condividere la medesima tavola e il medesimo piatto.

Oggi le nostre speranze di pace sono affidate alla preghiera di quattro uomini: di quattro amici di Dio - un musulmano, un ebreo, due cristiani - che vogliono essere anche amici tra di loro e che dunque pregano insieme l'uno per l'altro, l'uno per il popolo dell'altro: affinché tutti siano una cosa sola e l'umanità sia realmente una famiglia.

La storia degli uomini ha spesso affidato la pace alla forza minacciosa delle armi e il rapporto con Dio alle parole di cui disponiamo per pensarlo e per dirlo.

Oggi questi quattro uomini che si ritrovano insieme per pregare e benedirsi a vicenda nel nome dell'unico Dio di Abramo, ci testimoniano che c'è una forza più grande di quella delle armi: è la forza - umile, ma potente - della preghiera. E che c'è un modo più profondo per vivere il nostro rapporto con Dio: è la forza - semplice, ma intelligente - della preghiera, del parlare con Lui piuttosto che di Lui, dell'ascoltarLo e dell'affidarci a Lui. Le nostre teologie spesso ci dividono, le parole di cui disponiamo per dire Dio non ci permettono di parlare con una voce sola. Ma non possiamo dimenticare che tutte le nostre teologie non sono che balbettii rispetto alla Verità di Dio: lo dico da cristiano impegnato nel mondo della cultura e della riflessione, che sa quanto sia importante essere non solo credenti, ma anche pensanti, secondo la lezione del card. Martini. Proprio in quanto credenti pensanti, dobbiamo riconoscere che nessuna delle nostre parole può esaurire la Verità di Dio.

Oggi vogliamo distogliere lo sguardo da noi e dai nostri legittimi motivi di rancore e di contesa (politica e teologica). Oggi vogliamo rivolgere il nostro sguardo a Dio, per dirgGli che da soli non riusciamo a uscire dall'inferno di sofferenza e di barriere che abbiamo creato. Vogliamo implorare - quei quattro uomini a Roma e noi qui oggi - la benedizione di Dio sull'altro e sul suo popolo. Gli chiediamo di salvarci dal nostro orgoglio - personale, etnico, politico e teologico - e di renderci una cosa sola: una famiglia di amici.

 

Stefano Biancu