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Dall'editoriale del numero 0 (giugno 2006)

Tillandsia è una pianticella della famiglia delle bromeliacee che per via delle sue radici aeree la tassonomia botanica colloca al confine tra specie terrestri e specie prettamente aeree, epifite. La tillandsia sembra così candidarsi per natura a figura dell'atteggiamento fondamentale del cristiano nel mondo, specialmente oggi che si fa sempre più avvertita l'esigenza di riappropriarsi con maggiore coscienza delle proprie radici, reimparando ad amarle e riconoscendovi il fondamento stesso della libertà. L'urgenza di ritornare alle fonti, all'humus dal quale attingiamo nutrimento, non può infatti farci dimenticare l'importanza della qualità dell'atmosfera generale. Non può farci dimenticare che il situarci irrinunciabilmente in un terreno particolare non ci dispensa dall'interesse per l'aria comune che tutti andiamo a respirare e che tutti ci tiene in vita. La tillandsia, infatti, esposta a un'aria malsana e ai relativi agenti atmosferici si secca e muore. E così, lasciandoci istruire dalla figura della piccola tillandsia, possiamo forse riscoprire qualcosa dello specifico cristiano e del suo rapporto con le radici della fede. Intanto il cristiano non è pianta, ma tralcio (Gv 15,5): il suo fondamento - tronco e radice - è infatti Cristo. Così radicato nel Signore, il cristiano ha ben presenti due cose. In primo luogo che l'aria è più ampia dei confini del tempio - che pure il cristiano ama e nel quale sperimenta il misterioso scambio di linfa, admirabile commercium, con la pianta che è Cristo. In secondo luogo, che nello spazio ampio dell'atmosfera il vento dello Spirito soffia dove vuole. Ma il cristiano non può neanche dimenticare che egli - proprio come la piccola tillandsia - è portatore anche di radici aeree, che lo rendono a un tempo fruitore e responsabile dell'aria comune. E così se la piccola tillandsia per un verso ci rammenta che le tante radici e le tante tradizioni alle quali gli uomini si alimentano, attingendo a un'aria comune possono vincere l'incomunicabilità alla quale sembrano oggi condannate, per altro verso ci rammenta anche che ciascuno è responsabile della qualità di quest'aria. Resa asfittica e insana finirebbe infatti per danneggiare le radici stesse di ciascuno.

Tillandsia è così il nome che il neonato gruppo del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC) dell'Università Cattolica ha scelto per il suo giornaletto. Passando un po' arditamente dai grandi temi dell'attualità al particolare del nostro ateneo, bisognerebbe chiedersi se il MEIC - che qui si presenta per la prima volta al grande pubblico dell'università - fosse proprio necessario.

Diciamo subito che fuori di poche cose fondamentali niente è assolutamente necessario, eppure poche cose sono forse effettivamente inutili. Il MEIC è movimento ecclesiale con a cuore l'impegno culturale. Ora, non ci sono forse già abbastanza chiesa e abbastanza cultura in una università cattolica? Evidentemente sì: ce ne sono a volontà. La Cattolica porta nel proprio DNA sia il radicamento nella comunità ecclesiale sia un servizio serio e di alto livello alla cultura e alla ricerca scientifica. Eppure oggi si avverte una certa difficoltà che, pur non essendo propria soltanto della Cattolica, in Cattolica sembra rivestire carattere di urgenza, avendo a che vedere con l'idea stessa di università cattolica: i saperi hanno perduto la capacità di dialogare tra loro. La necessaria e fruttuosa specializzazione ha fatto sì che le singole discipline abbiano perduto la capacità di uno sguardo sull'intero, e che non esista più un luogo in cui sia possibile, per così dire, tirare le somme. Sappiamo quanto la settorializzazione degli studi abbia portato enormi benefici al progresso delle scienze, ma sappiamo anche quanto sia imprescindibile uno sguardo d'insieme, non già per estensione di analisi ma per efficacia di sintesi. Uno sguardo sui problemi, prima ancora che sulle discipline. Perseguire i singoli saperi avendo un occhio di attenzione per la complessità del Sapere, fino nei suoi ultimi fondamenti teologici: è in questo ambito così delicato eppure così necessario che il MEIC dell'Università Cattolica intende svolgere il suo impegno ad un tempo ecclesiale e culturale. Formarsi da cristiani adulti che sappiano porre in dialogo fede e cultura e che si impegnino nel promuovere concrete occasioni di dialogo. Fedeli al proprio orticello, ma con una particolare attenzione all'atmosfera generale dell'università e della cultura da cui ciascuno trae vita e nutrimento: anche qui la piccola tillandsia dà certamente a pensare.