1. Home
  2. Gruppi
  3. #DISTANTIMAUNITI Il Covid e la patristica
0

#DISTANTIMAUNITI Il Covid e la patristica

0

di BRUNA STEFANIA MASSARI
Meic Bari

Quando le chiese sono rimaste chiuse, soprattutto all’inizio, abbiamo avuto quasi l’impressione che il tempo si fosse fermato. I riti delle nostre messe forgiano il nostro tempo da sempre, dandogli una forma essenziale e quotidiana. Ma è come se quella mancanza volesse essa stessa essere segno di qualcosa. È stato come se ci venisse indicato di fare silenzio. Quando non si parla infatti ci si ascolta di più, e ciò è risaputo. Ma noi evidentemente, nonostante le messe che “concelebravamo”, dal lato del nostro meraviglioso, gioioso e variegato sacerdozio laicale, che assomma tutti i sacrifici quotidiani che l’uomo comune fa da quando si sveglia fino alla sera, compresi i dettagli meno eclatanti, e li offre, insieme al sacrificio di Cristo sull’altare del suo amore infinito, non conoscevamo ancora il silenzio, non ne avevamo ancora assaporato la profonda bellezza.  

A me quella mancanza ha parlato del mondo antico.  Ancora di più, visto che sono cultrice delle materie storico-filosofiche. Mi ha fatto riscoprire degli autori importanti. I Padri del pensiero cristiano della tarda antichità, soprattutto quelli di lingua e cultura greca, sono una miniera di insegnamenti preziosi, perché ci fanno riflettere proprio su che cosa significhi essere Chiesa, realmente e autenticamente. Questi in realtà  dovrebbero essere pensieri quotidiani e dovrebbero accompagnare le meditazioni dei cristiani ogni giorno, poiché l’identità del cristiano, e questo ce lo insegna proprio il nostro maestro di Nazareth, che non accettava neanche il titolo di “maestro”, l’appartenenza religiosa, qualsiasi appartenenza, non si risolve solo nel culto, ma essa si riverbera nella vita di ciascuno e soprattutto in quella comunitaria e civile.  

Siamo infatti chiamati a fare scelte etico-politiche inderogabili. Ma prima ancora siamo chiamati ad ascoltare autenticamente i contesti di sofferenza negli ambiti cittadini del mondo di oggi. Come affinare l’udito e lo sguardo? La cultura in fondo nasce da quell’ascolto, da quel patire e compatire, come ci ricordano anche i versi della letteratura tragica della più profonda grecità: πάθει μάθος (pàthei màthos), patendo e compatendo, conosci, ci ricorda Eschilo. Tornando alla patristica, in questi giorni mi sento chiamata a soffermarmi sulle pagine di alcuni tra gli studiosi di uno dei più eminenti pensatori del cristianesimo tardo antico di lingua e di area greca, Origene, pur essendo stata la sua vita caratterizzata da vicende controverse ed essendo più volte risultato “segno di contraddizione”, proprio come il Gesù della profezia di Simeone, all’interno del pensiero cristiano e della tradizione, e che, oggi, è un autore che più che mai esige di essere accostato e conosciuto approfonditamente. Posseggo un testo di Jean Daniélou, che nella traduzione italiana di Silvestra Palamidessi (Edizioni Arkeios), è intitolato” “Origene – Il genio del Cristianesimo”. Daniélou traccia tutto il percorso formativo del pensiero origeniano. Sulla preghiera Origene parla in De oratione. Egli dice che la vita del cristiano dev’essere una grande preghiera continua, rispetto alla quale quella che ordinariamente porta quel nome non è che una parte. In Contra Celsum, rispondendo  a Celso che accusava i cristiani di non partecipare ai culti cittadini e di “non avere né templi né statue né altari”(βωμοί, ἁγάλματα, νεώ), egli risponde: «Egli non vede che presso di noi l’anima del giusto è un altare sul quale sono offerti in spirito e verità dei doni di soave odore, cioè le preghiere presentate da una buona coscienza. […]» (V. Contra Celsum VIII 17-18). Credo che questi autori, oggi più che mai, ci possano aiutare a tornare a essere pietre vive di una Chiesa che finalmente possa avvicinarsi un po’ di più a quella che ha inteso il Vangelo da sempre, e che Gesù Cristo ha esplicitato, oltre che nel comandamento verbale dell’amore, nell’offerta totale di sé…